di GIAMPIETRO DE ANGELIS –
In una delle tante code automobilistiche, in attesa davanti al semaforo, con il sottofondo dei motori accesi, tra gli scarichi delle marmitte e i loro carichi di polveri sottili ed il peso dei pensieri, ho tolto l’audio. Dapprima quello della radio, poi, con un po’ di immaginazione, quello dell’udito. Esperienza sublime da consigliare. Provate: vedrete la mano di un motociclista nel suo dondolio sulla manopola dello scooter, ma non sentirete nulla. Noterete, dalle improvvise nuvolette di vapore, che qualche conducente pigia nervosamente sull’acceleratore dell’auto in folle, per mantenere su di giri il motore e la propria testa. Voi continuerete a non sentire nulla, mentre il verde arriva ed il flusso riprende nella sua lentezza. Qualcuno cercherà di essere più veloce, nella determinazione di rubare mezzo secondo ad un altro, nell’illusione che esiste davvero una competizione e che l’idea della vittoria sia qualcosa di vitale. E tutto, sempre senza sentire nulla. Nel silenzio più completo.
Provate con il televisore. Togliete l’audio ed osservate una televendita, uno spot pubblicitario, un dibattito, uno spettacolo di intrattenimento. Vedrete una dinamica diversa, quella reale. Gli atteggiamenti, le posture, le espressioni. Tutto quello che si noterebbe poco nel brusio di parole spesso irrilevanti, ora apparirà con la forza del non verbale in tutta la sua capacità comunicativa.
Togliete idealmente l’audio quando qualcuno, senza vera ragione, vi parla con atteggiamento polemico, quasi ostile, ed osservate la sua mimica, i suoi occhi, le pieghe che assume la pelle del viso. Qualcosa di ridicolo risulterà evidente. Ascoltate il pensiero che si forma, quella consapevolezza che si affaccia, quel sorriso che vi ritroverete, così, senza cercarlo da nessuna parte. Un compiacimento neutro e piacevole vi sorprenderà, seduti su un dondolo sul balcone.
Dopo cena, nel silenzio ormai familiare, allenato e pronto a tenermi compagnia, chiudo gli occhi, dopo aver guardato il cielo per un po’. Lascio che affiorino i ricordi, le intenzioni ancora inespresse, i desideri non realizzati, le sensazioni in libertà. Rivedo immagini dimenticate, ricordo quegli obiettivi che mi ero prefissato e che, immancabilmente, avevo accantonato. Salgono dal nulla nuove idee. Sembrano tali da salvare una vita, o semplicemente uno stato d’animo. Per male che vada, saranno il perfetto elisir del qui ed ora.
Nell’incanto del momento si ha la certezza che il sogno bloccato può sbloccarsi, che il tempo fluisce dolce, senza interruzioni. Senza attese e senza definizioni. Occorre fare silenzio per ascoltare davvero tutto questo, per “sentirsi”, per udire la propria voce. Per tutti i giorni della nostra vita: un attimo di quiete. Senza rumore, tutte le volte che si può.