Frida è per sempre… e dovunque

di AMERICO MARCONI –

Poco prima del 13 luglio 1954, giorno della sua scomparsa a 47 anni, Frida nella casa azzurra scrive sul diario: “Aspetto felice la partenza. E spero di non tornare mai più”. Ebbene sbagliò predizione: mai come in questi ultimi anni tra mostre di pittura, cinema, teatro, musica, Frida è presente nella nostra società planetaria. I suoi variopinti abiti tradizionali messicani, le corone di fiori tra i capelli, le acconciature, le collane vistose e i bracciali si affacciano più o meno chiaramente tra le ultime creazioni degli stilisti Gucci e Dolce&Gabbana; come già di Jean Paul Gaultier, Moschino e Burberry Prorsum.  Oltre che nel look delle pop stars Madonna e Beyoncé.

Frida Khalo, o meglio Magdalena Carmen Frieda Khalo y Caldéron, nasce nel 1907 a Coyocán, un sobborgo di Città del Messico da madre messicana e padre tedesco. Cresce e studia nella certezza di diventare medico. Ma il destino, forse la stessa Pelona (la morte), l’aspettava il 17 settembre del 1925. Viaggiava in compagnia del suo amico e primo amore Alejandro Gómez Arias su un autobus che si scontra con un tram. Frida viene trafitta da una sbarra e rimane in un lago di sangue priva di sensi tra tanti morti. Le riscontreranno tre fratture alla colonna vertebrale, due alle coste, la spalla e gamba sinistra a pezzi. Lei reagisce con la forza e l’ostinazione dei suoi diciotto anni. Si riprende la vita, anche se numerosi saranno gli interventi chirurgici e i periodi di immobilità. Ed è stando lunga e ferma sul letto, guardando uno specchio posto a sinistra, che inizia a dipingere soprattutto se stessa. Per questo tanti sono i suoi autoritratti. In essi il suo volto subisce leggere variazioni e gli occhi sono l’elemento più caratterizzante: scuri e profondi che fissano con sicurezza l’osservatore, incorniciati dalle folte sopracciglia e dai baffetti sopra le labbra color fucsia. Sempre in mezzo a elementi fantastici e naturali, coniugati con allegria o tragicità, che provengono dall’arte popolare messicana, precolombiana, cristiana.

Nel 1928 entra nel Partito Comunista Messicano dove conosce Diego Rivera, famoso pittore e muralista. Incontro fatale che approda l’anno dopo al matrimonio da cui non riuscirà mai ad avere un figlio per ripetute gravidanze abortive. La loro grande storia d’amore è piena di reciproci tradimenti tanto che dopo sette anni si lasciano ma nel 1940 si risposano. Grazie ad André Breton, Frida esporrà le sue opere a New York e Parigi con notevole successo. Breton definisce Frida: “Una bomba avvolta da nastri di seta”. In poche parole c’è tutta la sua natura rivoluzionaria, battagliera e passionale, il suo amore delle tradizioni e dei colori della vita.

Frida Khalo è penetrata in ogni campo determinando una sorta di Fridamania. Certo per merito della sua arte: immediata e comprensibile, pop e folkloristica allo stesso tempo. Ma soprattutto è stata la sua vita a renderla tanto attuale: anticonformista, femminista, sessualmente libera, animalista, apertamente disabile: ad una dimostrazione di piazza, poco prima che la Pelona la raggiungesse, arrivò spinta su una sedia a rotelle. Per questo Frida è tornata, anzi non è mai andata via. Frida è per sempre.