di MASSIMO CONSORTI –
Nel 1816, in una fredda canonica austriaca di Mariapfarr, nel Lungau, il reverendo Joseph Mohr, in un momento di particolare ispirazione sentimental-religiosa, scrisse le parole di quella che sarebbe diventata una delle canzoni natalizie più famose della storia, Stille Nacht o Astro del ciel nella versione italiana di Angelo Meli. Al testo, due anni dopo (i tempi austriaci sono lenti come la neve che cade), Franz Xaver Gruber, durante la vigilia di Natale aggiunse la musica. Come tutti sanno, Stille Nacht, tradotta in inglese Silent Night, è ancora oggi una hit che compare nel repertorio di fior di tenori compresi Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli e pop-rock star come Zucchero e Ramazzotti. La storia racconta che siccome i topi si erano pappati il mantice dell’organo della chiesa di Mariapfarr, il povero Gruber scrisse la musica aiutandosi con una chitarra. E fu con un duetto voce-chitarra che la canzone venne cantata la prima volta il 24 dicembre del 1818 nella chiesa di San Nicola di Oberndorf, vicino Salisburgo. Pensate, due secoli fa, quanto complessa fosse la composizione di una canzone e quanti effetti collatereali esterni (i topi), potessero condizionarne l’esito. Oggi la storia sarebbe completamente diversa. Una canzone potrebbe essere scritta usando il metodo tradizionale dell’uso di una chitarra o di un pianoforte, ma anche ricorrendo all’analisi di un computer particolarmente attrezzato. È quanto accaduto al Conservatorio di Boston dove, il professore musicologo Joe Bennett ha dato avvio a un esperimento destinato a far discutere tutti meno i manager delle case discografiche. Cos’ha fatto dunque il professor Bennett? Ha analizzato testi e musica delle canzoni di Natale più conosciute, fra cui All Want for Christmas is you di Mariah Carey e Step Into Christmas di Elton John. Non solo, ha studiato l’uso ricorrente di parole quali “neve”, “Natale” e “amore” e preso gli strumenti musicali usati più frequentemente come i campanellini. Raccolti tutti i dati, li ha consegnati a due cantautori, Harriet Green e Steve Anderson ed è venuta fuori Love’s not just for Christmas che, secondo l’intuizione di Bennett e il lavoro di Green e Anderson, dovrebbe essere la “canzone più felice di tutte”. Ovviamente l’abbiamo ascoltata e non siamo dello stesso parere degli autori (fra molte virgolette). È vero, il motivo è facile, facilissimo e terribilmente orecchiabile, forse troppo, fino ad apparire scontato. Allora siamo tornati alle sane consuetudini che vedono in testa, nell’ordine, Someday at Christmas di Steve Wonder e soprattutto Happy Christmas di John Lennon. Il computer sarà anche un perfetto analizzatore e sintetizzatore di canzoni, ma per andare oltre occorre il genio.