di EUGENIO DE ANGELIS –
Con l’avvicinarsi del Natale si intensificano anche le uscite al cinema e le distribuzioni portano in sala alcuni dei titoli di punta del loro catalogo. Non c’è dubbio, però, che a farla da padrone tra i film in uscita il 13 dicembre – e probabilmente anche nelle settimane a venire – sarà l’attesissimo Star Wars Episodio VIII – Gli Ultimi Jedi.
Avvenuto il passaggio di consegne con il factotum J.J. Abrams – che rimane in veste di produttore – troviamo dietro la macchina da presa del nuovo capitolo Rian Johnson, promettente regista di uno dei più bei film di fantascienza (e viaggi nel tempo) degli ultimi anni, Looper. Dopo Gareth Edward per Rogue One, la Disney-Lucas continua nell’interessante e – a questi livelli – coraggiosa politica di affidare blockbuster miliardari a registi emergenti che hanno dimostrato, con film infinitamente più piccoli, di avere personalità e immaginazione (ma non sempre finisce bene: il regista designato per Episodio IX, Colin Trevorrow, è stato da poco licenziato per “divergenze creative”). Episodio VIII prende le distanze dalla copia carbone che Abrams aveva fatto sull’originale e trova finalmente il coraggio di tagliare (parte dei) ponti col passato per provare a costruire un immaginario indipendente e sviluppare i nuovi personaggi (senza ovviamente dimenticare i vecchi). Ma nonostante un atto finale particolarmente riuscito la sceneggiatura tergiversa troppo (non solo per i classici “intrighi di palazzo”) e si nota la fastidiosa tendenza a dover “marvellizzare” anche questo universo – che di certo non ha bisogno di cambiare personalità – con un generale appiattimento di pathos e drammaticità in favore di stacchi comici e una maggiore levità (A latere: la Disney è proprietaria sia della Marvel sia della LucasFilm ed è notizia di ieri l’acquisizione della 20th Century Fox, un fatto decisamente inquietante perché conferisce alla compagnia di Topolino la potenza di fuoco per colonizzare l’immaginario a venire e decidere i nostri gusti futuri). Il botteghino sicuramente darà ragione a prescindere al nuovo capitolo della saga, ma vedremo se con Episodio IX questa trilogia di Star Wars riuscirà a trovare un’identità definita e ad affrancarsi dall’ingombrante ombra dell’originale.
Dal 1995 Woody Allen confeziona esattamente un film all’anno, preciso come un metronomo. Poteva mancare l’appuntamento nonostante ormai la carta d’identità dica 82? Ovviamente no, ma è inutile nascondersi, da quasi vent’anni Woody gira gli stessi tre film con minime variazioni, a volte riescono meglio (tra i più recenti salviamo Blue Jasmine e Midnight in Paris), molte altre meno. La notizia è quindi di quelle ghiotte, sembra infatti che il nuovo La ruota delle meraviglie sia il miglior Allen degli ultimi 6-7 anni. Come spesso capitato nelle prove più recenti il regista si rifugia nel passato con un’ambientazione d’epoca – questa volta gli anni cinquanta – e torna nella cara vecchia New York (a Coney Island per la precisione) che ormai pochi riescono a filmare come lui. Come Blue Jasmine è una commedia drammatica incentrata su un personaggio femminile fragile e insicuro (una magnifica Kate Winslet), a cui si accompagna un carosello di amori e passioni che coinvolgono ex-mariti, figlie e aitanti bagnini, supportata da quelle riflessioni esistenziali dolce-amare per le quali, nonostante tutto, continuiamo ad amare Woody.
Si suppone che il cinema d’autore in un periodo così ricco d’uscite sia ancora più oscurato di quanto avviene solitamente, proprio per questo qui proviamo a uscire fuori dal seminato consigliando di dare un’opportunità a un oggetto poco identificabile come Belle dormant, all’apparenza l’ennesima variante della Bella addormentata con tutti gli archetipi della fiaba e un’ambientazione contemporanea. Se la storia non solletica l’immaginazione, lo fa certamente la messa in scena orgogliosamente anti-naturalistica di Ado Arrietta, grande regista dell’underground francese e spagnolo degli anni sessanta e settanta – e si vede – con un’idea estetica davvero personale e una forza immaginativa sorprendente per freschezza e sfacciataggine.
Per chi invece preferisce rimanere a casa e vedere un film in compagnia, potrebbe essere l’occasione perfetta per recuperare un film che Netflix ha da poco reso disponibile sul suo catalogo, ma mai passato (colpevolmente) nelle nostre sale. Nocturama del francese Bertrand Bonello è una pellicola potentissima nell’estetica e nella tematica, poiché incentrata su una banda di giovani terroristi (di tutte le etnie) che mette a ferro e fuoco i principali simboli del potere e della cultura di Parigi. Un film ovviamente attualissimo che però va oltre divisioni semplicistiche e una messa in scena scioccante per riflettere sui “giovani d’oggi” in maniera provocatoria.