di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
Nulla da dire sulla competenza di Mara Maionchi, personalmente non solo mi piace ma vorrei la sua risata come suoneria del telefonino. Non sono ferratissima su Levante, lo ammetto, ma chi di voi lo è per favore mi citi subito almeno tre suoi pezzi di successo senza bisogno di ricerche su google. Manuel Agnelli è la persona giusta nel posto sbagliato, ho sostenuto la maggior parte delle sue scelte in questa edizione nella vana speranza che alla fine la ricerca della novità risultasse una mossa vincente.
Chi mi ha deluso è stato Fedez. Sarà che le gioie della paternità lo hanno distratto dal lavoro, ma ha cannato fin dalle selezioni optando per elementi visibilmente deboli e lasciando a casa un paio di indiscutibili talenti. Se ne è reso conto quand’era ormai tardi e ha passato queste otto settimane a beccarsi con gli altri colleghi giudici, cercando la maniera di sminuire il talento degli altri concorrenti anziché concentrarsi a potenziare quello dei suoi.
Veniamo ai finalisti. Enrico Nigiotti è un cantautore bravo e interessante ma anche discretamente navigato, ha all’attivo altre esperienze importanti (tra cui un Festival di Sanremo) e ho trovato impari la competizione con gli altri (davvero esordienti). Lorenzo Licitra ha una gran voce, ha tecnica, ha studiato e si sente, ieri sera poi è stato impeccabile perfino sulle note più difficili; è carino, timido, educato, sì insomma è il bravo ragazzo che tutte le donne sognano per le loro figlie, compresa la mia. Il problema è che io e mia mamma apparteniamo a due generazioni differenti, abbiamo sogni e gusti lontanissimi e, soprattutto, io compro musica e vado ai concerti, lei no. Eppure al televoto ha vinto proprio Lorenzo.
Tutti i pronostici davano per favoriti i Maneskin, il cui singolo è già in vetta alle classifiche. E anche io ero certa del loro trionfo. E’ vero, Damiano è un frontman arrogante e simpatico quanto una spinta giù dalle scale, ma è impossibile contestarne il talento, l’energia pura e la grinta con cui si esibisce e tiene il palco. Artisticamente parlando, il gruppo è cresciuto rapidamente in queste otto settimane (e sono ragazzi giovanissimi, chissà cos’altro possono fare ancora) e sono loro la vera novità del momento, gli artisti di cui si parla ovunque. Scrivono e arrangiano direttamente i loro pezzi, l’inedito Chosen piace a tutti e se tutto questo non vuol dire avere l’X factor, se si deve sempre premiare il classico, lo stereotipo del cantante e della canzone melodica, allora cambiate nome al programma e chiamatelo “Quelli che aspettano Sanremo”.