di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE)
Per quale ragione Luca Fanesi sia finito in coma dopo la partita Samb-Vicenza ancora non possiamo dirlo con certezza (caduto contro un cancello o colpito dai manganelli della Digos?), però sono felice che si sia finalmente risvegliato e abbia scoperto che esistono ancora persone che hanno un cuore. Sono i vicentini che dal 5 novembre (giorno della partita) si stanno occupando materialmente della sua famiglia.
Luca è nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Vicenza, sua moglie Teresa può restargli accanto ogni giorno anche perché i tifosi avversari la stanno aiutando. Lei li chiama «i miei angeli». Hanno affittato una casa per ospitarla insieme ai due figli, pagano tutte le loro spese. Vanno ogni giorno in Ospedale a trovare Luca e aspettano la moglie fuori dalla stanza per riaccompagnarla a casa. Non solo un aiuto materiale, dunque, ma anche affetto e sostegno, specie dopo le due durissime operazioni chirurgiche.
Luca adesso sta meglio, parla, scherza, ma soprattutto sa che c’è qualcuno ad occuparsi materialmente e moralmente della sua famiglia ora che lui non può farlo direttamente. E sa che sono i suoi avversari, gli stessi con cui quel 5 novembre maledetto stava litigando per la partita e che magari avrebbe voluto picchiare. Sono proprio loro che hanno “adottato” Teresa e i loro bambini. E si commuove quando li incontra per i corridoi dell’Ospedale.
Non ho mai capito perché la passione per una squadra possa portare a vedere gli avversari come nemici a cui dover fare del male, ma una cosa devo riconoscerla: il calcio aggrega, crea gruppo, una sorta di famiglia. Se sei bambino, è giocando a pallone che ti fai degli amici. Se sei adulto, è seguendo la squadra del cuore che coltivi entusiasmo e ti sembra di non invecchiare mai. Se sei un ultrà, fai parte della famiglia e saranno i tuoi compagni ad occuparsi di te se e quando non potessi farlo tu. Ciò che non m’aspettavo (e che mi sorprende più che positivamente) è che il principio potesse valere anche tra tifoserie avversarie.
Alle persone che fanno parte della tua vita non serve il Natale per scoprire quanto gli vuoi bene, perché il tuo affetto lo ricevono già ogni giorno. Il vero regalo sarebbe donare qualcosa di importante a chi hai sempre detestato, magari scoprendo che non c’era proprio motivo per detestarlo.