di MASSIMO CONSORTI –
Non è una provocazione, ma la considerazione di un gruppo di ginecologi italiani che ha visto aumentare a dismisura le infezioni da rapporti sessuali non protetti. Non è affatto una provocazione se consideriamo, ad esempio, che le infezioni da Hiv, certificate dal ministero della Salute come la conseguenza di rapporti sessuali non protetti, sono aumentate nel 2016 dell’85,6%. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, i costi altissimi delle stesse, la capillarità con la quale vengono diffuse, sembra che ai ragazzi interessi pochissimo proteggersi. Oddio, lo farebbero se i costi fossero diversi. Intervistati a tal proposito, la maggior parte dei ragazzi ha risposto che non usano i profilattici perché “troppo cari”, mentre le ragazze, al di là dei costi, hanno dichiarato che “la pillola fa male”.
La conseguenza è che una infezione pericolosissima come la Clamidya oggi si sta diffondendo a macchia d’olio senza che le ragazze sappiano che contraendola, si corre il rischio di non potere più avere figli.I dati sono sconfortanti. Soltanto il 16% delle donne italiane utilizza la pillola e il 42% delle ragazze sotto i 25 anni, affrontano i loro primi rapporti sessuali senza alcuna protezione. E i maschi non sono da meno, solo 4 su 10 usano regolarmente il preservativo.
Come riportato da Repubblica, “in Italia oggi non esiste alcun prodotto contraccettivo gratuito, da quando nel luglio del 2016 anche le ultime pillole sono diventate a pagamento passando dalla fascia A alla fascia C. Una scelta che sta facendo precipitare ancora più in basso il già moderatissimo utilizzo di anticoncezionali nel nostro Paese, in particolare tra i giovanissimi che sono le categorie più a rischio”. In una sola regione, l’Emilia Romagna, il costo del ticket per l’acquisto della pillola è basso, bassissimo, mentre tutte le altre lo mantengono a livelli insostenibili per i meno abbienti. Così, fra malattie pericolosissime e gravidanze indesiderate, questo Paese si divide ancora fra realisti e più realisti del re (la maggioranza apatica e silenziosa di fantozziana memoria).
Ben venga allora la petizione lanciata dai ginecologi e dalle ostetriche italiane affinché venga attuato un serio piano di prevenzione da parte del Ministero della Salute. E giacché ci siamo, sulla scia del sistema sanitario nazionale inglese anche noi vorremmo lanciare una proposta: Viagra e Cialis mutuabili. Forse non tutti sanno che in Inghilterra, per anni, bastava andare alla mutua con il certificato del medico di famiglia che attestava disfunzioni erettili e lo stato dava ai “malati” otto pillole al mese. In seguito alla crisi del 2007, hanno ridotto della metà la fornitura passando a quattro. Fatto salvo il rito molto british del sabato sera, resta la convinzione che i vecchi detti abbiano ancora una ragione di esistere: niente sesso please, siamo inglesi.