di MASSIMO CONSORTI –
A volte, per fotografare la situazione demografica e sociale di un Paese non serve l’Istat, basta farsi un giro nei centri commerciali. Però, siccome a noi piacciono le statistiche che danno quasi sempre una base scientifica al nostro lavoro, andiamo a vedere quello che il nostro Istituto Centrale di Statistica ci dice nel suo Annuario 2017, riferito ovviamente al 2016.
Siamo un Paese di single, per scelta o per necessità è aumentato esponenzialmente il numero delle famiglie composte da una sola persona (dal 20,5% al 31,6%). Il segnale era talmente chiaro che da tempo, le società produttrici di generi alimentari, avevano incrementato di parecchio le loro confezioni monodose. Fino a quel momento, la vita di un single prevedeva o il frigorifero pieno di prodotti scaduti o il vuoto assoluto. Anche i surgelati erano quasi tutti in “formato famiglia”, mentre oggi è possibile trovarne per quei single che tornati a casa dal lavoro, infilano la busta nel microonde e la cena è servita. Diverso il discorso per i single che amano la frittata con le cipolle, loro hanno diritto anche alla birra 66cc e al rutto libero.
Sempre più single, quindi, ma anche sempre più vecchi. La natalità nel 2016 è scesa di 12.342 bambini rispetto al 2015. Le madri sono sempre più adulte e, per donna, la natalità è pari a 1,35 figli cui contribuisco in maniera decisiva le giovani mamme straniere. A livello europeo, la Francia è il paese più prolifico mentre all’ultimo posto figura il Portogallo.
A fare da controcanto è la speranza di vita che è salita a 80,6 anni per i maschi e a 85,1 per le donne. È chiaro, quindi, come tutto il mondo delle imprese stia rimirando i propri target, l’Italia è un paese per vecchi e tutti, dalle agenzie di viaggio alle industrie di abbigliamento, si adeguano (dimenticavamo le balere e le industrie farmaceutiche produttrici di Viagra e affini).
Aumentano i matrimoni, specie nelle isole. Siamo passati dai 189 ai 194mila, un discreto incremento anche se i matrimoni durano sempre meno e la crescita dei divorzi è notevole: da 52.335 a 82.469, praticamente la differenza che si riscontra nella crescita dei single.
Sembra, insomma, che un uomo o una donna che abbiano sperimentato l’ebbrezza del matrimonio, a un certo punto siano tornati al loro status di single consapevoli. Come per tutte le malattie, basta prevenire o vaccinarsi. Inutile dire che l’impegno politico è andato a ramengo. Solo lo 0,8 per cento degli italiani ha concesso il suo tempo a un partito politico e soltanto il 4,3 ha preso parte a un corteo.
Riassumiamo: l’Italia è un paese per single, vecchi, sposati e poi divorziati, non amanti dei bambini, totalmente disimpegnati in politica. L’Istat ci ha fornito le percentuali (è il suo lavoro), ma la percezione che questo sia lo status del Paese c’è da tempo, basta andare nei centri commerciali.