di AMERICO MARCONI –
È un detto ormai usato solo nella pubblicità del cenone di San Silvestro, con festa, musica e brindisi annessi. In realtà si riferisce al giorno di Capodanno, quando la maggior parte delle persone giace assonnata, dopo gli eccessi della notte. Al massimo, nel dormiveglia, rincorre inattuabili progetti o, ancora peggio, cova risentimenti nei confronti di amici e familiari. La tradizione insegna che il primo giorno dell’anno bisogna fare, almeno per un po’, ciò che si desidera fare durante tutto l’anno. Come prima raccomandazione, non arrabbiarsi e smorzare la propria litigiosità o se ne resterà vittima in tutti gli altri giorni.
A San Benedetto del Tronto i pescatori sistemavano gli attrezzi della pesca e osservavano con attenzione il tempo mentre le donne di casa cucinavano, lavavano e stiravano. Ma l’immondizia no, quella era meglio raccoglierla il giorno dopo. Il significato della scopa per le donne sambenedettesi andava ben oltre la pulizia perché, in caso di forte lite, alzata fuori dell’uscio voleva dire: “Sei indegna. Con te non ci parlo più!”.
I marinai dunque scrutavano il cielo e il mare perché sostenevano che le condizioni meteorologiche del primo giorno dell’anno avrebbero rispecchiato quelle del primo mese, cioè gennaio; quelle del secondo giorno il secondo mese, cioè febbraio. E così via fino al dodici gennaio, che sarebbe stato il corrispondente del mese di dicembre. Avendo in questo modo a disposizione una guida meteorologica per tutto l’anno nuovo. E per un pescatore dalle condizioni del tempo dipendeva non solo la fortuna di pesca ma la sua stessa vita.
Tale usanza era presente anche nelle zone dei monti Sibillini. Sembrerebbe una contraddizione, eppure anche in montagna vale la stessa regole del mare: tutto si può fare, tempo permettendo. Altro procedimento mantico diffuso, nelle campagne picene, era quello di mettere fuori della finestra dodici spicchi di cipolla cosparsi di sale, uno per mese, e osservando su quali si fosse sciolto il sale si sarebbero conosciuti in anticipo i mesi piovosi.
Sempre al passo coi tempi invece il consiglio di mangiare uva a Capodanno. Meglio sarebbe l’uva locale, opportunamente conservata dopo la vendemmia. L’uva porta fortuna, tanta se ne gustiamo nove chicchi per volta, e la sua presenza a tavola sarà determinante affinché i nostri propositi si realizzino tutti.