di MASSIMO CONSORTI –
Ne succedono proprio di tutti i colori. La fantasia umana, in alcuni momenti, sembra essere senza limiti, un buco nero di pensieri e di gesti all’apparenza creativi che stanno a dimostrare la profonda passione dell’uomo, inteso come maschio, nei confronti di pochi centimetri di pelle femminile.
C’è chi, colto dal delirio di onnipotenza machista, se non riesce a ottenere ciò che desidera ricorre alla violenza più becera e animalesca e chi, dall’altra parte, mette in atto tutti gli escamotage possibili per un tocco, una carezza birichina, un palpeggiamento che, magari al di là di ogni intenzione, irrita, indispettisce, terrorizza.
Così, il pomeriggio del 31 dicembre, all’ospedale Sant’Eugenio di Roma è accaduto un fatto che, anche per come è finito, rappresenta la prova provata di quanto abbiamo appena detto in precedenza: un mix di fantasie malate.
Un po’ feticista, magari un po’ alticcio, sicuramente in preda a una eccitazione fuori dalla norma, un uomo di 38 anni si è infilato quatto quatto in sala travaglio del reparto di ginecologia dell’ospedale. Per non essere scambiato per un voyeur qualsiasi, l’uomo ha trafugato un camice da infermiere e con aria estremamente professionale, ha iniziato a far visita alle donne in attesa di dare alla luce un bambino; piccola nota a margine, pensiamo come può stare una donna in travaglio e quali fantasie erotiche possa avere.
Attratto da una 43enne che non vedeva l’ora di tenere fra le braccia il suo bebè, l’uomo le si è avvicinato, le ha chiesto come stesse e si è seduto accanto al suo letto. Ed è in questo momento che è accaduto il fattaccio. Facendo finta di farle un massaggio, il falsissimo infermiere ha iniziato a palpeggiarle le gambe. La donna, che deve essersi resa immediatamente conto che quello non era un massaggio ma una cosa oltre, ha iniziato a urlare con tutto il fiato che le era rimasto in corpo.
In un lampo sono arrivati gli altri infermieri che hanno immediatamente bloccato il palpeggiatore folle consegnandolo alla polizia.
Arrestato, il 38enne somalo (ma qui la cittadinanza c’entra una mazza), è stato portato davanti al giudice per la convalida del fermo. Considerato che era il 31 gennaio e che il cenone di Capodanno incombeva, il magistrato ha comunque cercato di capire cosa diavolo fosse scattato nella testa del molestatore per renderlo protagonista di un gesto simile. Il poveraccio, in evidente imbarazzo, si è limitato a dire: “Signor giudice, non lo so. Solo Dio sa perché l’ho fatto”.
Ecco, se Dio dovesse anche sapere perché palpeggiamo le gambe di una donna, saremmo messi davvero male. E lo stesso Dio però non ha aiutato l’uomo che, oltre che per violenza sessuale, è stato accusato anche di furto (del camice).