di MASSIMO CONSORTI –
Ormai è diventato un tritacarne-social, governato da algoritmi che spesso sono più schizofrenici dei programmatori che li hanno ideati. Parliamo di Facebook, di quella macchinetta infernale dove più paghi e più visibilità hai. E se la creatura di Zuckerberg qualche problema di identità lo ha, e li vedremo, da parte dell’utenza non è che le cose vadano meglio, anzi.
La nostra personale battaglia contro la pubblicazione di foto di minorenni sul social, è ormai antica. Periodicamente torniamo sull’argomento perché nulla si muove, e i navigatori folli reiterano senza pudore quello che dovrebbe essere considerato un reato contro l’infanzia.
L’ultimo caso, finito in tribunale, riguarda un ragazzino di sedici anni la cui immagine ricorreva spessissimo su Facebook, postata da genitori in via di separazione che ne hanno fatto motivo di battaglia legale e di qualche ripicca.
Che i figli si trasformino in clave ogni volta che c’è una causa di separazione lo sappiamo, ma che il ragazzino, stanco di essere additato come il “figlio di una famiglia psicologicamente devastata”, chieda al giudice di poter andare in America a terminare gli studi perché non ne può più dell’invasività dei genitori, è proprio una cosa grossa. Il giudice del Tribunale di Roma gli ha dato ragione. Non solo, ha condannato, soprattutto la madre, a rimuovere tutte le fotografie del figlio postate su FB, in caso contrario la signora dovrà risarcire il ragazzo versandogli diecimila euro.
Alla signora è andata di lusso perché in Francia, la violazione della privacy di un minorenne, comporta una multa di 45mila euro e la reclusione fino a un anno.
L’aspetto devastante di queste storie di ordinaria ignoranza, è che la privacy dei minori viene sistematicamente violata dai genitori, da coloro che più di chiunque altro dovrebbe tutelarla.
Poi, non sapendo quale grado di sessuofobia abbiano i programmatori e i moderatori di Facebook, siamo costretti a prendere atto che il social si sta trasformando in un vero e proprio club di voyeur. Non so a voi, ma a noi chiedono sempre più spesso l’amicizia, ragazze che non hanno bisogno di nessuna interpretazione. Ci stiamo convincendo che essendo il porno un mercato floridissimo, basti pagare per chiedere l’amicizia a centomila persone e che, contando sulla grande legge dei numeri, il 10 per cento abbocchi, contribuendo così a incrementare un mercato già florido di suo.
Spesso, le immagini allegate a queste richieste, sono inequivocaboli, possibile che l’algoritmo di Facebook funzioni solo per L’origine du monde di Courbet o La cacciata dal Paradiso di Masaccio?
Per non parlare delle pagine che istigano all’odio e alla violenza. Ma di queste, avvicinandosi le elezioni, torneremo a breve.