di ROSITA SPINOZZI –
Agli italiani piace guidare, si sa. Che siano indisciplinati al volante, anche.
Mandano messaggi, chattano, scattano selfie, telefonano senza vivavoce, imprecano, e c’è anche chi non mette le cinture. È vero che tutto il mondo è un Paese, ma il Barometro della Fondazione VINCI Autoroutes per una guida responsabile – trattasi di una vasta indagine che mette a confronto il comportamento degli automobilisti in undici paesi dell’Unione Europea – dice chiaramente che il Paese in cui si guida peggio è proprio, indovinate un po’, l’Italia. Il sondaggio Ipsos per conto di Mazda, invece, conferma la passione degli italiani per la guida: ascoltati i pareri di 11.008 persone sui principali mercati europei, risulta che il 98% degli intervistati possiede un’auto, il 92% ha guidato nell’ultimo mese.
Solo il 33% è favorevole alla guida autonoma. Nel dettaglio, il 32% degli italiani scrive o legge email e sms alla guida, rispetto al 24% degli europei, mentre il 40% telefona senza il vivavoce (32% in Europa). Spesso la disattenzione è causa primaria di incidenti mortali: lo pensano il 57%, un aumento riscontrato nettamente in Italia (68%), dove la percentuale è superata dalla guida sotto l’effetto di alcool o stupefacenti. E che dire delle regole non rispettate? Il 60% degli italiani dimentica di mettere la freccia prima di sorpassare o svoltare, idem per il 55% in Europa. Il 31%, invece, considera un “optional” le cinture di sicurezza. Sui problemi relativi la sonnolenza al volante, invece, gli italiani si distinguono in positivo rispetto agli altri paesi europei: solo il 31% si mette al volante anche se molto stanco, il sonnellino durante il percorso è praticato dal 72%, infine l’88% programma la partenza per le vacanze tenendo conto dello stato di fatica previsto.
Ecco poi spuntare all’orizzonte il 9% che dice di preferire l’auto al sesso. Un popolo di guidatori accaniti, insomma. Della serie toglietemi tutto, ma non la mia auto. Perché l’auto è una fedele compagna di viaggio, silenziosa, confortevole, non fa questioni, non parla, ci porta esattamente dove vogliamo. E, soprattutto, con l’auto non c’è la cosiddetta “ansia da prestazione”. Non si litiga insomma. Mi pare già di sentire le motivazioni di quel 9%. Motivazioni rispettabili ma anche opinabili. Per fortuna si tratta di una minoranza, anche perché quella dell’auto è diventata una propria mania: c’è chi non fa un passo senza, chi la cura con la stessa dedizione che riserverebbe a una pianta di inestimabile valore, chi la parcheggia sotto casa e ogni dieci minuti si affaccia per vedere “come sta”, chi si preoccupa se piove, e via dicendo. Non mi stupirei se qualcuno ci parlasse anche. Magari poi coverebbe sensi di colpa nei confronti dello smatphone, perché oggi tutta la vita scorre sulla rete e spesso si fa fatica a distinguere quella reale dalla virtuale. Per quanto mi riguarda, in fatto di motori, io proprio non faccio testo. Prendo la bicicletta anche d’inverno e non credo proprio di far parte di quel “simpatico” 9%…