di MASSIMO CONSORTI –
Eppure “abolizionismo” era un termine nobile. Nell’America della Guerra Civile rappresentava coloro che si battevano contro la schiavitù, ritenuta già allora un crimine contro l’umanità. Nell’Italia pre-elettorale di oggi, invece, rappresenta quel movimento trasversale che pretende di abolire tutto e tutti e senza dare uno straccio di indicazione con cosa sostituirli. Ogni santo giorno, letti i lanci di agenzia, i nostri politici inventano qualcosa da togliere di mezzo dalle nostre leggi o, peggio, dalla nostra vita quotidiana. Noi, ad esempio, aboliremmo sicuramente la spremuta d’arancia al mattino perché ci fa acido e poi, volendo, in una sorta di furia iconoclasta, la vendita dei cetrioli perché ci si “ripropongono”. Il nostro sarebbe sicuramente un partito perdente però, almeno, avrebbe fatto una proposta concreta.
Che dire poi degli antiestetici calzini indossati sotto i sandali? O dei leggins contenitivi che se provi ad avere un minimo di rapporto sessuale così, tanto per fare qualcosa, e provi a toglierli vieni sommerso dalla ciccia come una slavina in montagna? Nel primo caso basterebbe non indossarli più (i calzini), nel secondo una dieta ferrea potrebbe porre rimedio alla valanga. Come si può notare, a fronte di due possibili abolizioni ci sono soluzioni, diciamo esattamente cosa fare una volta raggiunto l’obiettivo. Ma i nostri politici no. Loro pretendono di abolire e basta, ci saranno sempre quattro anni davanti, pagati oltretutto dagli italiani, per inventarsi qualcosa.
Salvini vuole abolire la legge Fornero, nonostante Silvio gli dica che abolirla non è possibile, migliorarla sì. Silvio vuole abolire il Job-act, ma Salvini gli fa presente che magari abolirlo non è possibile ma modificarlo sì e Silvio fa un passo indietro. Salvini vuole abolire l’obbligatorietà per i vaccini. Silvio gli risponde “non se ne parla”. Di Maio vuole abolire quattrocento leggi e dice che ne basta una per abolirne quattrocento, e questo è lapalissiano, ma quali siano queste leggi e con cosa sostituirle non si sa. Poi vuole abolire anche lo spesometro e il redditometro, sicuri che Di Maio abbia capito cosa sono? Matteo vuole abolire il canone Rai e alzare il tetto pubblicitario consentito alla tv di stato. Si incazzano tutti ma nel caso di Renzi la cosa è così, basta che apra bocca e la nazione si rivolta. Chissà quale sarà il problema? Grasso, leader dopo D’Alema e Bersani di LeU, propone invece l’abolizione delle tasse universitarie. Sinceramente questa non l’abbiamo capita, abbiamo seguito attentamente le spiegazioni date da Scotto ieri mattina a RaiNews24 e non ci abbiamo capito una mazza: il solito guaio della sinistra, non sa comunicare. A fronte di questo invasamento abolizionista, ci sono però proposte concrete in grado di risanare il bilancio dello stato. Sembra strano ma le ha avanzate Salvini al quale, evidentemente, Minniti ha scaricato le armi più xenofobe e infatti non parla di immigrazione da parecchi giorni. Salvini vuole tassare la prostituzione e abolire la Legge Merlin, quella che il 20 febbraio 1958 chiuse definitivamente le case di tolleranza, o casini che dir si voglia, in Italia. A questo punto torna, puntuale come un treno giapponese, la visione politico-profetica di Antonio Albanese/Cetto La Qualunque: “Chiu pilu pe tutti”. Alla fine il discorso è sempre quello.