Consenso e limite, il sottile confine tra molestia e corteggiamento

di ROSITA SPINOZZI –

Le parole volano, i testi rimangono. Se poi per testo s’intende una lettera aperta pubblicata dal quotidiano francese Le Monde, allora è certo che resta indelebile. Tanto più se “accompagnata” dalla firma della celebre attrice Catherine Deneuve insieme a quella di un centinaio di artiste e accademiche francesi, assai critiche nei confronti del movimento #MeToo contro le violenze e le discriminazioni sulle donne. Per farla beve, le suddette signore sostengono che gli uomini hanno il diritto di “provarci”, che le molestie sessuali sono tutt’altra cosa, pertanto le persone che hanno appoggiato #MeToo sono troppo intransigenti e “puritane” nei confronti della relazione sentimentale e sessuale fra uomo e donna.  Quindi, sempre secondo Deneuve e Company, le accuse di questi mesi nei confronti dei presunti molestatori hanno creato un clima ostile nei confronti degli uomini. Mah! Sono parole che, ovviamente, hanno creato parecchie reazioni: c’è chi si schiera con il Deneuve pensiero, chi la pensa in modo contrario. Resta il fatto che, a mio avviso, in alcuni casi la verità sta nel mezzo. E questo è uno di quei casi. Non dimentichiamo che ci vuole un attimo per valicare il confine tra seduzione e molestia, a meno che non intervenga il consenso. Ma questo è un altro discorso. Il concetto è ormai vecchio quanto il cucco, ma a farlo tornare in auge è stata l’ondata di denunce che si è abbattuta sul produttore cinematografico statunitense Harvey Weinstein, reo di aver commesso molestie sessuali nei confronti di un numero davvero imbarazzante di donne, tra le quali molte celebrità. Da questo alla reazione contraria della diva francese  – che parla di “caccia alle streghe”,  “nuovo puritanesimo” e “minaccia alla libertà sessuale”- ce ne corre. Checchè ne dica la signora Deneuve, quelle di Wieinstein sono vere e proprie molestie, forse alcune gonfiate, ma pur sempre molestie esercitate nella consapevolezza di essere un uomo di potere. Poi il diritto di seduzione, il gioco del corteggiamento sono tutt’altre argomentazioni. “Lo stupro è un crimine, ma tentare di sedurre qualcuno, anche ostinatamente o in maniera maldestra, non lo è, come la galanteria non è un’aggressione machista”, tuonano le francesi su Le Monde, per le quali è “essenziale la libertà di sedurre e importunare. Pertanto come donne, non ci riconosciamo in questo femminismo che, al di là della denuncia degli abusi di potere, prende il volto di un odio per gli uomini e la sessualità”. Parole che suonano come musica alle orecchie di un gongolante Berlusconi che ieri sera, dalla poltrona di “Porta a Porta”, ha affermato : “Catherine Deneuve dice cose sante”. E ti pareva! Ironia a parte, non è mia intenzione demonizzare l’universo maschile dove, alla luce dei recenti fatti di cronaca weinsteiniana e non solo, spero in molti abbiano compreso che i rapporti tra uomo e donna devono essere diversi. Le schermaglie amorose esisteranno sempre, e ben vengano purchè siano garbate e non invadenti. Tutto sta nel limite, nel comprendere quando l’insistenza può infastidire diventando deleteria. È lì che un uomo intelligente si ferma, senza mettere in discussione il proprio ego. E chi ha potere non può permettersi di esercitarlo in modo “vendicativo” nei confronti di un rifiuto, perché poi alla molestia si aggiunge il ricatto e la questione diventa ancora più grave. La donna ha il diritto di essere bella e, nello stesso tempo, l’uomo ha il diritto di corteggiarla. Ma la donna ha anche il sacrosanto diritto di dire no. Sono due le parole chiave: consenso e limite. E questo, lo sa anche Catherine Deneuve.