di REDAZIONE –
I cinesi non socializzano, e questo lo sappiamo. Sono piuttosto isolazionisti (provate voi a fare gli amiconi con quattro miliardi di connazionali! nda) e non acquisterebbero una confezione di aspirine italiane manco se stessero per morire. Hanno i loro quartieri in quasi tutte le città del mondo e ne vanno fieri, in fondo Chinatown ha il suo fascino.
I parrucchieri sono connazionali, i sarti pure, gli chef manco a dirlo, gli addetti ai forni crematoi quasi tutti di Xiamen, i falsificatori di passaporti e tessere sanitarie di Shangai, gli uccisori di gatti per lo stufato di Pechino.
Si sposano fra loro, per carità non è possibile che l’etnia Ming corra il rischio di mischiarsi con quella di Ottaviano Augusto, sarebbe una iattura. Pagano le tasse, questo è vero, ma costringono i connazionali che arrivano nei container di Amburgo o di Genova, a lavori infami, con orari infami, paghe infami e igiene pari a zero, a meno che non consideriamo i topi operai occasionali.
I cinesi sono veramente strani e tutti uguali (è la stessa cosa che dicono di noi) anche se le bellezze sono bellezze dappertutto e le bruttezze idem.
In Italia siamo invasi da esercizi cinesi. Arrivano, pagano cash il doppio del valore di un immobile e aprono l’attività. Togliamoci dalla testa di risparmiare, ormai i loro prezzi sono simili a quelli di mercato e vendono anche merce italiana, spagnola, tedesca e qualche volta portoghese. Però si risparmia dai parrucchieri e se uno si porta lo shampoo da casa, ancora di più. Ogni tanto qualcuno esce con qualche buco in testa, ma il risparmio, effettivamente c’è e i capelli ricrescono.
Ora, un gruppo di facoltosi cinesi, ha deciso di aprire a Campione d’Italia il primo casinò cinese, destinato a giocatori cinesi, con personale tutto cinese, però si può giocare sia con il renminbi che con lo yuan, e sono ammessi anche euro, dollari e tutte le altre monete del mondo, perché per i cinesi, quando si parla di globalizzazione, si parla di soldi e basta.
La notizia della prossima apertura del Dragon Casino di Campione d’Italia, che sarà ospitato a Villa Mimosa, la palazzina di inizio ‘900 abbandonata da anni, ha creato un po’ di scompiglio nella comunità della cittadina del comasco. Il sindaco ha ammesso che “forse qualche problema potrebbe sorgere”, e lo ha detto dopo aver saputo che l’impresa di costruzioni che curerà il recupero di Villa Mimosa è cinese.