di MASSIMO CONSORTI –
Pensavamo che la cosa si fosse chiusa lì, “è stato un lapsus”, “è stato un qui pro quo”, “è stata una frase infelice”. Nel Cornetto&Cappuccino di ieri infatti, l’avevamo inserita fra le tre perle politiche della giornata dandole lo stesso peso delle altre due pirlate. E il candidato governatore della Lombardia che fa? Rinfocola, perché secondo i dettami salviniani “pancia in dentro, petto in fuori e sempre avanti”, che è poi la teoria dei coniugi che si cornificano “negare, negare sempre anche l’evidenza perché non è come sembra”.
L’avvocato Attilio Fontana ha impiegato pochissimo tempo, praticamente una battuta, a far capire di che pasta sia fatto. La giacca e la cravatta sono solo degli optional istituzionali, potrebbe indossare la felpa e nessuno avrebbe nulla da ridire anche se, ci chiediamo, ma che uomo è quello che si taglia la barba per essere presentato a Berlusconi? Quella stupidaggine sulla “conservazione della razza bianca” non è stato un lapsus né un qui pro quo, l’avvocato nostro voleva dire proprio quello e lo ha confermato a stretto giro di dichiarazioni tirando in ballo perfino la Costituzione.
Ed ecco la parola chiave, “Costituzione”. Quando c’è qualcosa che non ci sconfinfera tiriamo in ballo la nostra Carta Costituzionale che, tirata in ballo oggi, tirata in ballo domani, rischia di diventare la partitura ideale di un tip-tap di Fred Astaire.
Considerati gli studi che ha fatto, l’avvocato Fontana dovrebbe sapere quando è stata redatta la Costituzione, chi l’ha materialmente scritta e in seguito a quali avvenimenti. Sarà anche demodè rispetto ad alcuni punti, ma sui valori la nostra Costituzione è solida come il granito.
Domandina facile facile all’avvocato Fontana: “Chi teorizzò l’uso del termine ‘razza’ a fini politici prima in America poi nell’Europa degli Anni ’30?” Gli schiavisti e i nazisti. Fino a quel momento il concetto di razza non si era mai applicato al genere umano solo perché, semplicemente non esisteva, essendo considerata una sorta di aberrazione scientifica. Altra domandina facile facile: “Chi introdusse in Italia le leggi razziali che non discriminavano le etnie ma le religioni? E non le sembra che parlare di purezza della razza in un Paese che si è formato dall’unione di mille popolazioni, da flussi migratori biblici, da invasioni di decine di tribù europee (i cosiddetti barbari) sia un azzardo?”
Ecco, prossimo Governatore Fontana, i padri costituenti che uscivano dal fascismo e dalla nefasta Seconda Guerra Mondiale, tutti membri della Resistenza, scrissero in Costituzione articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. E siccome il termine “razza” era stato la causa di soluzioni aberranti, i Costituenti tennero a specificare che, da qual momento, non lo sarebbe stato più. Non ammettevano il concetto di “razza”, avvocato Fontana, lo cancellavano sublimando l’uguaglianza e rifiutando tutto quello che il fascismo aveva compiuto in nome della “razza”.
Se ne faccia una ragione, avvocato Fontana, le andrà sicuramente meglio quando parlerà di conservazione della razza della Vacca Bianca del Modenese, quella che dà il latte migliore per il parmigiano reggiano.