di AMERICO MARCONI –
Ancora cento anni fa a Offida, nel giorno del Venerdì Grasso, si rincorreva un bue in carne e ossa che veniva sospinto tra la folla, rincorso, raggiunto, ucciso. Infine macellato e spartito tra la popolazione in festa. Lo attesta un documento indirizzato al Gonfaloniere di Offida dal Monsignor Delegato Apostolico: “Accorda che costà venga eseguita a seconda della di Lei richiesta la caccia al bue per un solo giorno… e che debba essere mattato entro lo spazio di due ore” Ascoli Piceno 22 gennaio 1819.
Seguiamo i ritmi meno cruenti dell’odierno Carnevale Storico di Offida. Inizia il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate; nella Domenica degli Amici, che precede di due settimane il Carnevale, la fanfara della Congrega del Ciorpento annuncia l’inizio delle celebrazioni. La mattina del Giovedì Grasso il Sindaco consegna le chiavi del paese alla Congrega di turno che ne prende allegramente il possesso.
Il Venerdì Grasso entra in scena lu Bov Fint, sostituto di quello vero. Per le vie del borgo alcuni giovani conducono una sagoma di bue, con tanto di testa e corna. E mimano d’incornare le persone che a loro volta, tra urla e schiamazzi, li inseguono. L’abito che più ricorre tra i partecipanti è lu guazzarò. Una corta tunica bianca che secondo alcuni dovrebbe elencare, scritti e disegnati, i problemi di chi la indossa. Il povero bue, anche se per finta, alla fine soccombe tra il vociare e le risa del popolo.
La Domenica di Carnevale invece il clima è romantico. C’è lo scherzoso ma tranquillo sfilare delle maschere, tipica la marette: fronte e naso coperti con due fessure per gli occhi (maschera di nobili origini risalente al 1500). Dopo cena si partecipa ai veglionissimi nel Teatro Serpente Aureo.
Altro giorno campale il Martedì Grasso con i Vlurd. Sempre vestiti con i guazzarò, uomini e donne, protetti da stracci bagnati in testa per non bruciarsi i capelli, portano a spalla fasci di canne accese fino alla Piazza del Popolo. Dove li ammucchiano a formare una grande pira, intorno alla quale si canta e balla. Per dichiarare al suo spegnersi la morte del Carnevale. Tutte le ricorrenze descritte sono accompagnate, in crescendo, da abbondanti bevute di vino: bianco, rosso e cotto. Si tratta, senza dubbio, di un Baccanale – festa di Bacco – dei nostri tempi, con richiami ai Saturnali romani.
Il Carnevale lo sappiamo è festa apprezzata da piccoli e grandi. Ma quello di Offida in particolare è indicato agli amanti delle fiamme e del calore: prodotti dal vino, dal fuoco e dall’amore. Buon divertimento, buon Carnevale!
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