di ROSITA SPINOZZI –
GROTTAMMARE – Camilla Peretti la stratega, Lavinia Sernardi la mistica, Caterina Laureati la manager, Rosina Citeroni la filantropa, Armida Sgariglia l’agronoma-paesaggista. Cinque donne che onorano l’universo femminile e, nonostante lo scorrere inesorabile del tempo, brillano ancora oggi come perle preziose per la capacità che hanno avuto di distinguersi nel bene per il prossimo e per la città. A loro è dedicata la pubblicazione “Le perle dell’Adriatico. Le donne nella storia di Grottammare” – a cura della giornalista Tiziana Capocasa e con la grafica accattivante di Monica Pomili – che verrà presentata venerdì 9 marzo alle ore 21,15 al Teatro dell’Arancio. L’evento è inserito nell’ambito della manifestazione “Sguardi di donna”, promossa dal presidente del Consiglio comunale, Alessandra Biocca d’intesa con l’assessore alle Pari Opportunità, Clarita Baldoni e la Consulta sulle Pari Opportunità, con il coinvolgimento di diverse associazioni locali quali Blow Up, Fondazione Libero Bizzarri, Lido degli Aranci. La pubblicazione della Capocasa è stata fortemente voluta dal presidente Alessandra Biocca, per colmare uno spazio nella storia locale che, finora, ha preferito celebrare figure maschili come il Papa Sisto V e lo scultore Pericle Fazzini. Ad allietare la serata, musiche e intrattenimento del Nuovo Laboratorio Ensamble e letture di Daniela Agostini di alcune poesie di Bukowski. Il coordinamento è di Francesca Romana Vagnoni. Seguirà la consegna del premio “Silvana Scaramucci”, consistente in un’opera della pittrice Tiziana Marchionni, ad una figura di spicco della cultura. L’Amministrazione comunale, inoltre, farà omaggio di una copia del libro a quanti interverranno alla presentazione.
Meritevole di attenzione l’opera “Le perle dell’Adriatico. Le donne nella storia di Grottammare”, scritta con passione e slancio da Tiziana Capocasa che ha saputo raccontare – con la precisione tipica del giornalista e la sensibilità della scrittrice – le origini e la vita di Camilla, Lavinia, Caterina, Rosina e Armida. Cinque donne di grande carisma, carattere e, per certi versi, attuali anche ai nostri giorni. Pertanto la pubblicazione se da un lato rappresenta una novità, perché sposta per la prima volta l’attenzione generale sull’emisfero femminile grottammarese, dall’altro ha un valore “didattico” per le nuove generazioni che, leggendolo, avranno modo di scoprire il lodevole operato di queste cinque signore, prese come simbolo dell’emancipazione femminile.
«Donne moderne che hanno saputo dare un’impronta decisiva al loro tempo, lasciando segno tangibile della loro intelligenza e capacità» scrive l’autrice nella prefazione, sottolineando che, se è vero che la storia locale parla al maschile, meritano però un posto di riguardo anche Camilla, Lavinia, Caterina, Rosina e Armida. Andiamo, dunque, a fare la loro gradita conoscenza partendo da Camilla Peretti (1519-1605): sorella del più celebre papa Sisto V e sua stretta consigliera, molto religiosa e magnifica mecenate, conobbe il pittore Caravaggio mentre il poeta Torquato Tasso le dedicò dei versi. La beata Lavinia Sernardi Giammarini (1588-1623), la mistica grottammarese del Seicento alla quale vennero attribuiti poteri sovrannaturali, non è finita per poco nel calendario dei santi. Su richiesta della comunità di Grottammare venne avviato, subito dopo la sua morte avvenuta nel 1623, il processo canonico portato avanti dal cardinale Azzolino, forte di ben 79 testimonianze, poi inspiegabilmente interrotto. Arriviamo poi all’Ottocento con la figura femminile, estremamente moderna, della marchesa Caterina Stracchi Laureati (1847-1935) che suonò il pianoforte a quattro mani con il famoso pianista e compositore ungherese Franz Liszt nel suo palazzo. Rimasta vedova molto giovane, assunse le redini del patrimonio di famiglia, ed era solita controllare a cavallo le ampie proprietà concedendo incentivi a tutti i coloni, manager “ante litteram”. Il libricino rievoca anche la figura di Rosina Citeroni (1906-1996), una vita spesa per l’apostolato. Grande benefattrice, filantropa appartenente ad una delle famiglie più facoltose di Grottammare, lasciò tutto alla chiesa e alla comunità di Grottammare (stabile del Cinema parrocchiale e del Centro pastorale), fu dirigente nazionale dell’Azione cattolica e socia fondatrice Università Cattolica di Roma. Infine Armida Sgariglia Cancrini (1933-2011), ultima discendente della nota casata ascolana, artefice della valorizzazione e rilancio di Villa Sgariglia con i suoi meravigliosi giardini all’italiana, un luogo che conferisce lustro a Grottammare. Ma non finisce qui perché, oltre alle protagoniste della storia di Grottammare – donne che rappresentano la punta di diamante del loro tempo, dal Rinascimento ai nostri giorni, nonchè espressione del ceto più elevato – nel racconto di Tiziana Capocasa trovano spazio anche volti senza nome che hanno lottato contro lo sfruttamento. Si tratta delle duecento operaie della filanda a vapore che, nell’estate del 1905, diedero vita ad uno dei primi scioperi nelle Marche per la riduzione dell’orario di lavoro, aumento di salario e condizioni più dignitose all’interno della fabbrica, istituita dal conte Fenili poi passata in mano al conte Langosto di Milano. Anche loro sono perle che brillano, al pari delle altre, nell’interessante pubblicazione e nel grande libro della storia dell’umanità.