di ROSITA SPINOZZI –
“Venere non era magra”, incontro previsto il 15 marzo con interventi dei dottori Americo Marconi, Cristina Barnabei, Diana Giobbi –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – L’Associazione Cognitivismo Clinico-Psicoterapia, Ricerca e Formazione di San Benedetto del Tronto, da tre anni aderisce alla giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, nata per diffondere la consapevolezza del fatto che le patologie legate ai disturbi del comportamento alimentare oggi si possono curare.
L’Associazione, fondata su lodevole iniziativa di un gruppo di psicoterapeuti di orientamento cognitivo-comportamentale, include nei suoi programmi anche l’organizzazione di incontri, seminari e convegni, volti a sensibilizzare il territorio su temi relativi la promozione del benessere psicologico, consapevoli che l’atto dell’acquisire conoscenza intorno alle dinamiche mentali dovrebbe essere propedeutico ad ogni intervento sulla salute in generale e, in particolare, sulla salute mentale.
L’incontro di quest’anno si terrà giovedì 15 marzo alle ore 18,30, in via Cavour 12 a San Benedetto del Tronto, e avrà l’emblematico titolo “Venere non era magra”. Si tratta di un excursus nella storia dell’arte tra le varie raffigurazioni di Venere, la dea della bellezza. Un viaggio alla scoperta dell’evoluzione del rapporto con il corpo al femminile, condotto da autorevoli professionisti come Americo Marconi, medico umanista; Cristina Barnabei, psicologa e psicoterapeuta; Diana Giobbi, medico e ginecologa. La partecipazione è gratuita.
La giornata del Fiocchetto Lilla è nata sette anni ed è promossa dall’Associazione “Mi Nutro di Vita”, in collaborazione con altre Associazioni per la prevenzione e la cura dei Disturbi Alimentari. L’obiettivo? Sensibilizzare l’opinione pubblica su tali problematiche. L’iniziativa prende il via da un padre, Stefano Tavilla, che nel marzo 2011 ha visto morire di bulimia la figlia Giulia all’età di 17 anni: ha così fondato l’Associazione “Mi nutro di vita” e ha dato vita alla Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, simbolo della delicata fragilità di questa condizione.
In Italia sono 3 milioni i giovani che soffrono di disturbi del comportamento alimentare: il 95,9% donne, il 4,1% uomini. Una vera e propria epidemia sociale, con sintomi che compaiono fin dall’età di otto anni. L’anoressia è il disturbo più pericoloso dal punto di vista della mortalità, intorno al 5-10%, e si stima che chi ne soffre abbia un rischio di morte dieci volte maggiore rispetto alla popolazione generale
I Disturbi Alimentari sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Oltre alle forme più conosciute quali Anoressia, Bulimia e Disturbo da alimentazione incontrollata, si individuano in questa categoria diagnostica anche l’Ortoressia (esagerata attenzione per la qualità del cibo che porta l’individuo all’idea di nutrirsi in modo salutare), la Bigoressia/Vigoressia (preoccupazione di avere un fisico poco prestante o troppo magro in persone visibilmente muscolose), la Drunkoressia (mangiare poco, fino ad arrivare anche a digiunare, al fine di compensare l’aumentato apporto calorico dal consumo ingente di bevande alcoliche), la Pregoressia (affligge le donne incinte che non vogliono aumentare di peso durante la gravidanza e per questo si sottopongono ad allenamenti prolungati e diete ipocaloriche). Nel trattamento dei Disturbi Alimentari la Terapia Cognitivo Comportamentale può essere considerata la terapia d’elezione, con maggiori prove di efficacia.