di ROSITA SPINOZZI –
E così Massimo se n’è andato. Silenziosamente e da gran signore, com’era nel suo stile. Mi ci è voluto un intero giorno per metabolizzare questa triste realtà e, confesso, di non essermene fatta ancora una ragione. Non aspettatevi un editoriale serio e “piagnucoloso” – nonostante di lacrime ne ho versate tante – perché così facendo non gli renderei onore. A lui piaceva il senso dell’umorismo, il non prendersi troppo sul serio, lo “stare sul pezzo” con la serietà del professionista senza, però, rinunciare a quella sua personalissima ironia. Era il migliore, su questo non si discute. Lo conoscevo bene Massimo. I ricordi sono tanti, troppi. Tutti belli. Per questo oggi fanno male, perché c’è la consapevolezza che non potremo viverne altri. Abbiamo fatto tanta strada insieme, era il mio mentore, e mi ha sempre tenuto per mano mentre percorrevamo i sentieri più impervi. Abbiamo galleggiato sopra la banalità, lontani dall’ovvio, per cercare un “modo altro” di esporre la notizia. I nostri percorsi lavorativi sono stati paralleli fino a quando non ci siamo incontrati e “riconosciuti”. Da allora non ci siamo più lasciati e abbiamo dato vita a una serie di progetti culturali che rispecchiavano il nostro modo di vedere le cose. Massimo è stato direttore di varie testate, ha lavorato per agenzie e organi di stampa nazionali e internazionali (con numerose missioni estere in paesi martoriati dalla guerra), critico cinematografico e musicale, direttore artistico per svariati Festival di cinema, autore della biografia ufficiale di Carlo Delle Piane e di Ivo Illuminati, blogger, scrittore, operatore culturale. Un uomo straordinario e dai molteplici interessi che, nell’ultimo anno, aveva deciso di intraprendere una nuova avventura in cui, stavolta, al timone c’ero io. Infatti, dopo oltre un decennio di collaborazione con Il Resto del Carlino avevo deciso di cambiare aria, e tanto ho fatto cimentandomi in nuovi, stimolanti progetti giornalistici e culturali, finchè non ho “partorito” Il Graffio.online, una nuova testata con tanto di redazione “per menti libere”. Quale mente più libera di Massimo? Ricordo ancora i nostri incontri per definire la linea editoriale e tutto il resto: era felice di vedermi “crescere”, disposto a fare un “passo indietro” per farne fare uno avanti a me. E più il Graffio mi somigliava, più era contento. Non ho avuto dubbi sulla validità di questo sito nel momento stesso in cui Massimo ha accettato di mettersi in gioco. E lo ha fatto fino al giorno in cui una, tanto breve quanto feroce, malattia non se l’è portato via. Lo vedevo stanco, ma lui sorrideva e andava avanti. Come sempre aveva fatto nella vita. Quella vita, scandita da lutti e dispiaceri, che gli aveva spesso mostrato il lato più severo. Poi è arrivata la nipotina Mia Elvira, una bambina bellissima come sua madre Veronica, e quel giorno ho visto gli occhi di Massimo illuminarsi d’immenso. “Mi farò chiamare zio”, aveva sentenziato scherzosamente. Ma il destino a volte è crudele e, in questo caso, non gli ha concesso di veder crescere Mia e insegnarle tutto quello che avrebbe voluto. Sarebbe stato un nonno eccezionale, ne sono sicura. Come ne sono certi i figli Jacopo e Veronica. Ci sarebbero mille altre cose da dire e altrettanti aneddoti da raccontare, ma basta leggere i suoi articoli – in particolare quelli pubblicati nella sua “graffiante” e apprezzatissima rubrica “Cornetto&Cappuccino”, con la quale ogni giorno dava il buongiorno ai lettori – per avere un’ulteriore prova del talento e della sagacia che hanno sempre contraddistinto Massimo. Una rubrica di attualità dedicata a fatti e avvenimenti che spaziavano nel panorama nazionale, dando l’esatta dimensione della realtà contemporanea. “Cornetto&Cappuccino” è un gioiello che continuerà a brillare nel sito del Graffio in suo omaggio: sarà un po’ come averlo ancora con noi e, rileggendo i suoi articoli, anche a distanza di tempo, ci renderemo conto della loro perenne attualità sancita proprio dal suo personale modo di scrivere. Tanto di cappello, Massimo. Quello che indossavi sempre e quello che, in tuo onore, oggi abbiamo indossato Veronica ed io. Lo so che da lassù ci sorridi. Scommetto che in questo momento stai già scrivendo, tra le nuvole che tanto amavi, nuovi “graffianti” articoli. Ciao Massimo, ti voglio bene.