di ROSITA SPINOZZI –
Certi film sono come certi amori. Non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Dice bene Venditti. A lui il compito di parlarvi d’amore, io mi limiterò a ricordare che il celebre film “Ultimo tango a Parigi”, diretto nel 1972 da Bernardo Bertolucci, torna in versione restaurata, verrà distribuito nelle sale cinematografiche a partire dal 7 maggio e, soprattutto, continua ancora a far parlare di sé a distanza di ben quarantasei anni. I tempi sono cambiati e quello che ieri faceva scandalo, oggi viene certamente visto con occhi diversi. “Ultimo tango a Parigi” è un film d’autore che non ha avuto vita facile a causa delle sue numerose scene erotiche senza tanti “preamboli”, tanto che la censura avviò un procedimento penale contro la pellicola, successivamente sfociato nella condanna al rogo del film, decretata il 29 gennaio 1976, per poi essere riabilitata nel 1987. Allo stesso Bertolucci, allora poco più che trentenne, venne tolta la facoltà di voto per ben cinque anni “per oltraggio al pudore”. Era addirittura prevista la sua reclusione di due mesi con la condizionale, estesa anche a Marlon Brando e al produttore Alberto Grimaldi. Erano davvero altri tempi. Nonostante ciò, il film viene ricordato come un capolavoro, un classico del cinema erotico nonchè, fino al 2016, il film italiano di maggior successo della storia in Italia per numero di biglietti staccati con ben 15.623.773 spettatori paganti.
Nato da una fantasia di Bertolucci, “Ultimo tango a Parigi” è ambientato nella Parigi degli anni Settanta, dove casualmente s’incontrano in un appartamento vuoto un uomo di mezza età, deluso e amareggiato dalla vita, e una giovane donna che ha ancora tutto davanti a sé. Nasce subito l’attrazione tra i due sconosciuti che decidono di restare tali, prendendo l’appartamento nel quale consumeranno soltanto rapporti intimi senza mai sapere nulla l’uno dell’altro. Inizia così una relazione surreale che si sviluppa all’interno di un film a tratti claustrofobico, in cui i due protagonisti Paul e Jeanne trovano nel sesso una risposta al mondo esterno e al suo esasperante conformismo. Le regole sono chiare e non vanno infrante. Nelle pareti di quel piccolo appartamento c’è spazio soltanto per il sesso, declinato in tutte le sue sfumature, e con esso si annega la solitudine, il dolore, il rimpianto, la disperazione, le speranze disilluse. Tutto ha un senso per i due amanti, basta solo restare entro i confini imposti che lasciano libertà soltanto alla conoscenza intima. Ma uno dei due parla e subito il gioco s’incrina, arriva la conoscenza, l’amore inizia a fare capolino, la relazione assume tinte fosche, inverosimili, subentra la tragedia. L’epilogo finale ci darà tutte le risposte. Ad interpretare Paul e Jeanne sono il carismatico Marlon Brando, allora quarantottenne, e Maria Schneider che ha portato con sé la freschezza dei suoi vent’anni.
La “leggenda” narra che Bertolucci avesse ideato il film pensando agli attori Jean-Louis Trintignant e Dominique Sanda, che avevano già lavorato con lui ne “Il conformista”. Trintignant rifiutò a malincuore la parte perché aveva difficoltà ad apparire nudo, mentre la Sanda non potè accettare poiché era incinta. Allora Bertolucci pensò a Jean-Paul Belmondo e Alain Delon, che decise di incontrare a Parigi. Una volta letta la sceneggiatura Belmondo non volle neanche conoscere Bertolucci e bollò il film come pornografico. Di diverso parere Delon, ma non se ne fece nulla perché avrebbe accettato solo a condizione di essere anche produttore del film. Il nome di Marlon Brando saltò fuori quasi per caso. E il il caso fu benevolo perché nessuno più di lui avrebbe potuto essere migliore interprete di un personaggio, tanto sofferente quanto controverso, come il Paul “disegnato” da Bertolucci. Tutto il resto è storia. Il film, polemiche comprese, consacrarono Bertolucci nell’Olimpo del cinema; contribuì a consolidare la fama di Marlon Brando, lanciò la giovane (e sfortunata) Maria Schneider, e nel 2002 è stato persino inserito dall’American Film Institute al 48º posto della lista dei “100 migliori film sentimentali di tutti i tempi”. Il tempo passa, le ideologie cinematografiche cambiano, ma “Ultimo tango a Parigi” resta. E Bertolucci anche. Credo sia proprio il caso di andare a vedere questo film. In versione restaurata e, soprattutto, con mente libera e occhi diversi.
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