di REDAZIONE –
La giovane ricercatrice analizzerà la presenza di inquinanti chimici e di microplastiche nel mare Adriatico. Uno studio innovativo per quest’area del Mediterraneo. Ceriscioli e Urbinati: «Indagine utile per conoscere lo stato di salute delle nostre acque e per la programmazione in tema di tutela ambientale ed economia blu»
ANCONA – Inquinamento chimico e microplastiche in mare, Martina Capriotti, giovane ricercatrice sambenedettese dell’Università di Camerino, partirà il prossimo giugno con il suo studio che interesserà la costa del medio Adriatico. Un progetto che le è valso, unica italiana tra i tre vincitori del bando, il finanziamento di National Geographic e Sky Ocean Rescue. Oggi il presidente della Regione, Luca Ceriscioli, insieme al capogruppo in Consiglio regionale, Fabio Urbinati, hanno incontrato la studiosa per conoscere più nel dettaglio il programma di ricerca, il suo svolgimento, i suoi obiettivi, oltre che per rivolgerle personalmente i loro complimenti.
Il lavoro di ricerca prenderà il via il prossimo giugno. La dottoressa Capriotti a bordo di un’imbarcazione effettuerà le campagne di campionamento nel comparto marittimo di San Benedetto, munita di uno speciale retino da microplastiche. Poi la ricerca si sposterà nei laboratori dell’Università di Camerino. «Il mio studio abbinerà la ricerca dei inquinanti chimici presenti in mare a quella delle microplastiche – spiega Capriotti –, questo perché si è visto come l’acqua non sia un ambiente favorevole per alcune categorie di componenti chimici che tendono così ad accumularsi sulle superfici, comprese quelle delle microplastiche, e a bioaccumularsi all’interno di molti organismi marini. Dunque analizzerò anche quello che è attorno ai singoli frammenti di plastica recuperati in mare e gli effetti a livello biomolecolare, che i composti estratti sono in grado di provocare». Una ricerca innovativa e soprattutto un metodo diverso di studiare l’impatto da microplastiche nel Mediterraneo e che anche per questo ha ottenuto il riconoscimento di National Geographic e Sky Ocean Rescue. I risultati dello studio saranno pronti e disponibili tra circa un anno e potranno rappresentare materiale per la comunità scientifica, per le istituzioni e anche per la programmazione regionale in tema di tutela dell’ambiente marino e della sua valorizzazione, oltre che per la sensibilizzazione della collettività verso la riduzione dell’abbandono delle plastiche in mare.
Un progetto di ricerca che non poteva certo passare inosservato in Regione. «Conoscere lo stato di salute del nostro mare per poterlo difendere e preservare al meglio è per noi un aspetto fondamentale, considerando che esso rappresenta una risorsa insostituibile per il nostro territorio, dal punto di vista ambientale, ma anche da un punto di vista turistico ed economico-occupazionale – ha affermato il presidente della Regione, Luca Ceriscioli –. Il lavoro di Martina Capriotti non è solo interessante da un punto di vista scientifico-metodologico, ma anche per le sue capacità di applicazione pratica».
«Un progetto di ricerca che ci rende anche orgogliosi – ha aggiunto il capogruppo, Fabio Urbinati – perché elaborato e portato avanti da una dottoressa marchigiana formatasi nelle università del territorio, che confermano così l’eccellenza dei loro percorsi di studio e dei loro studenti. Una ricerca che, magari ampliando ancora il suo perimetro, potrà diventare strumento utile al territorio rispetto alla tutela dell’ambiente ed all’economia del mare, cluster di sviluppo imprenscindibile per le Marche».
Classe 1987, Martina Capriotti ha conseguito la laurea triennale in Biologia all’Università di Camerino, conseguendo poi quella magistrale in Biologia marina all’Università Politecnica delle Marche, ed il dottorato di ricerca all’Università di Camerino (gruppo di ricerca Mosconi-Palermo) dove svolgerà anche il nuovo progetto di ricerca.
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