di PGC –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ha riaperto oggi, finalmente. Eravamo preoccupati per il ritardo, anche perché la feroce potatura della storica pineta aveva inspiegabilmente evitato di spelacchiare (o segare) proprio i pini più grandi e belli, quelli intorno al Pino Bar. Malfidati come siamo, avevamo perfino ipotizzato le ruspe, poi un reboante cantiere edilizio, e infine la comparsa di una modernissima agghiacciante struttura tutta cemento-acciaio-marmi-vetro disegnata da un’archistar, per soddisfare le brame del turismo sambenedettese sempre proteso ai record… bla bla…
Come siamo maligni. La tenace resistenza di Maria invece ha convinto i cattivi, fatto arretrare gli invasori, riportato il sorriso e lo sguardo lieto ai “vecchi” appassionati amici/clienti che già vagavano inconsolabili per il lungomare.
Stamattina, caduto il telo verde che lo circondava, alzate le serrande, il Pino Bar è riapparso uguale a come l’avevamo lasciato. Senza cambiare di una virgola. Andrebbe premiato per questo: l’unico e ultimo locale storico vero, non vecchio ma vintage, con intatta l’atmosfera affettuosa di tempi più sereni, col silenzio e l’ombra naturali, senza televisori e radio e musicacce e tossiche pubblicità. Un posto franco.
Per i coraggiosi gestori di sempre è stata dura, quasi come resistere sulla Linea del Piave, o come una Lotta di Liberazione, ma non è finita. Pur col conforto delle leggi, Maria non dovrà abbassare la guardia, dovrà resistere ancora: alla burocrazia, al canagliume amministrativo, alle invidie, all’inciviltà dilagante, all’affarismo, al cattivo gusto.
Resistere resistere resistere è il minimo che le tocca fare.
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