di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
Pochi giorni fa è apparso questo post su Facebook. Luana ha tre bambini e non somministra loro dei farmaci neppure quando stanno male. É contraria agli antibiotici, al cortisone, ai vaccini, alle cure contro il cancro, insomma alla medicina ufficiale, non la ritiene sicura. La sua bambina ha contratto la varicella e lei ha invitato amici e parenti a portare i loro piccoli, così da poterli contagiare. Non crede alla scienza e dichiara «Sono una mamma, ho la responsabilità dei miei figli». Ecco, è proprio di questa “responsabilità” che vorrei parlare. Non voler accettare i progressi della scienza medica che migliorano la qualità della vita e ne allungano la durata, non è semplicemente esprimere un pensiero: significa essere contrari alla salute di tutti. Alla banale affermazione che “cent’anni fa non esistevano queste cure eppure si viveva lo stesso” manca il vero contenuto, e cioè “non si avevano le conoscenze di oggi, ci si ammalava di più e la vita media durava la metà”.
Se decidi di non curarti e farti del male, può essere una tua libera scelta nei limiti in cui non sei fonte di problemi per gli altri. Se decidi che i tuoi bambini non debbano essere vaccinati e neppure mai curati con i farmaci quando stanno male, li esponi a rischi gravissimi di riportare conseguenze permanenti, invalidanti, in certi casi addirittura letali. Se ve ne andate in giro a diffondere virus e batteri, contagerete chiunque entri in contatto con voi: altri bambini, i loro familiari, amici, parenti, estranei e, prima o poi, anche me. E allora la tua decisione riguarda l’intera comunità.
La laurea in medicina NON si prende leggendo qualche articolo su internet, o seguendo il primo blog complottaro che si incrocia in rete. Essere madre non rende NESSUNA donna una scienziata, e questo delirio di onnipotenza mi fa dubitare persino che chi ne soffre possa essere un buon genitore, perché non sa mettersi in discussione, non riconosce di avere dei limiti, non accetta il confronto e neppure si pone il dubbio che il figlio potrebbe stare meglio di come lo fa vivere.
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