di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
Sembra una barzelletta, una di quelle storielle di cui si aspetta il finale per sorridere. Ci sono due turisti tedeschi e un operaio napoletano. Sono sull’aliscafo di linea che collega Napoli a Capri. L’operaio è in viaggio per lavoro e al suo arrivo sull’isola si accorge di non avere più in tasca il portafogli. Si rivolge prontamente alla Polizia in servizio di controllo al porto e chiede aiuto, sospetta proprio della coppia di turisti che, alla vista degli agenti, prova a disfarsi di quanto presumibilmente appena rubato. Troppo tardi. Portafogli recuperato, coppia denunciata. Tutto il mondo è paese. Solo che, finché i ruoli sono invertiti, il misfatto non è una notizia. Che un napoletano possa essere accusato di furto non stupisce nessuno. Se invece è la vittima, e a compiere il predetto crimine sono due stranieri, per giunta provenienti da quella che unanimemente è considerata la Nazione modello di riferimento per tutti gli europei, allora le cose cambiano.
Quante volte mi sono trovata all’estero e mi hanno trattata dall’alto in basso perché sono italiana. Ho ricordi nitidi di viaggi nel nord Europa (Paesi meravigliosi che consiglio caldamente a tutti), in cui le persone mi hanno esibito con orgoglio il loro stile di vita apparentemente inflessibile e rigoroso e l’hanno confrontato col nostro, che invece all’opposto sembra aver trasformato in regole tutte le eccezioni. E hanno ragione, non c’è che dire, abbiamo difetti in gran quantità. Abbiamo soprattutto una classe politica che da troppo tempo, di fronte all’allarme sociale, lancia proclami di forte impatto, però intanto sfrutta la Cosa pubblica per arricchirsi ingiustamente e, di pari passo e a proprio uso e consumo, fabbrica indulti, condoni, depenalizzazioni. Ma non è la nazionalità di provenienza a decidere della rettitudine di una persona e, soprattutto, credo che qualche volta l’onestà dipenda, ahimè, semplicemente dalla mancanza di occasioni di disonestà.
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