Un’estate a prova di medusa. Invasione nei nostri mari

di ROSITA SPINOZZI –

Estate, tempo di bagni al mare per sconfiggere l’afa e trovare un po’ di refrigerio in acqua. Con un occhio particolarmente attento alle meduse, però. In effetti nell’ultimo decennio la loro presenza nei nostri mari è cresciuta notevolmente, fonti attendibili sostengono che sia addirittura decuplicata. Una vera e propria invasione, insomma. Non ci sarebbe da stupirsi se a qualche bizzarro chef venga in mente di utilizzarle come potenziale fonte alimentare, considerando che oggi in tavola finiscono i più disparati cibi. In Asia le cucinano da secoli: sono poco caloriche, prevalentemente composte d’acqua, ricche di sali minerali e proteine. In Occidente questo ancora non accade, per fortuna. Il biologo marino Marco Faimali dell’Ismar (Istituto scienze marine di Genova) sostiene che è impossibile fornire cifre esatte in quanto è difficile monitorare la presenza di meduse, organismi rimasti identitici a 500 milioni di anni fa. Quindi praticamente “indistruttibili”. Solitamente arrivano trascinate dalla corrente, molte provengono da mari lontani e proliferano perché non ci sono abbastanza pesci a predarle. Esistono diverse specie di meduse, la maggior parte delle quali sono innocue o al massimo pungono, mentre destano preoccupazione quelle tropicali o sub tropicali, che arrivano lungo la costa attraverso il canale di Suez. Dello stesso parere Angela Santucci, biologa marina ricercatrice dell’Istituto di Scienze Marine del Cnr di Lesina (Foggia), la quale sostiene che tra i rischi dell’estate c’è anche “l’innalzamento delle temperature globali che favoriscono la migrazione, il depauperamento delle popolazioni di grossi pesci predatori, nonché competitori alimentari delle meduse”. A contribuire al “rischio medusa” c’è anche la costruzione di dighe per prevenire l’erosione costiera e di porti turistici, luoghi che diventano un habitat ideale. Attenzione quindi alle massicce fioriture che, oltre ad essere fastidiose, a volte diventano anche pericolose per i bagnanti perchè spesso è da lì che vengono punti dai tentacoli “urticanti” delle meduse.

Fonti Ansa consigliano di evitare la velenosissima Caravella portoghese, avvistata in Sicilia, Sardegna e Villa San Giovanni di Reggio Calabria, e la Medusa nomade (Canale di Sicilia, Stretto di Messina, coste della Sardegna). Assai pericolosa anche la Rhopilema nomadica, che può raggiungere anche mezzo metro di diametro ed è simile al nostro innocuo Polmone di mare, ma con braccia filamentose e priva del caratteristico bordino blu-viola sull’ombrella. Si trova nel Canale di Sicilia, Stretto di Messina e Sardegna. Occhio alla Pelagia noctiluca: la medusa luminosa, tra le più note native nel Mediterraneo, abbondante in Tirreno e Adriatico settentrionale. Presenta un diametro tra 10 e 15 centimetri, il suo colore vira tra tra il marrone e il violetto, ha tentacoli lunghi anche qualche metro. Molto urticante ma non letale. Poi c’è la Rhizostoma pulmo, polmone di mare nativo del Mediterraneo, quasi innocuo, spesso avvistata nell’Adriatico e Ionio. Può raggiungere fino a 50-60 cm di diametro e 10 kg di peso. Cotylorhiza tubercolata: la Cassiopea mediterranea, non pericolosa, presente nel sud Italia si sta diffondendo nel Tirreno. Con i suoi 35 cm di diametro somiglia a un disco volante bianco provvisto di tentacoli corti che terminano con dischetti di colore blu-viola. Aurelia aurita, ovvero la medusa quadrifoglio urticante, si trova lungo le coste adriatiche ma ha invaso anche alcune lagune salmastre, come quella di Varano, lungo la costa nord del Promontorio del Gargano. Può raggiungere i 20 cm di diametro e il suo margine presenta una frangia con numerosi tentacoli sottili e corti semitrasparenti. Velella velella: la barchetta di San Pietro, si può incontrare nel Tirreno, entro i primi 10 cm di acqua, vive in colonia e ha un diametro è di 7-8 cm. Infine, i vacanzieri facciano attenzione alle cellule urticanti della Phyllorhiza punctata, medusa indo-pacifica segnalata dal Golfo di Olbia. Non è affatto pericolosa, ma il suo “tocco” è tutt’altro che piacevole.

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