di ALCEO LUCIDI –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La serata di sabato 30 giugno, all’interno della XXXVII edizione degli “Incontri con l’autore” organizzata dalla libreria “La Bibliofila”, nella persona dell’instancabile Mimmo Minuto e dall’Amministrazione comunale, è stata decisamente coinvolgente. Uno dei nomi più promettenti della fisica italiana, Gabriella Greison, ha fatto capolino nella Riviera per presentare il suo ultimo libro Hotel Copenaghen che, assieme a La cena dei fisici quantistici ed altri libri di successo, come Sei donne che hanno cambiato il mondo, ricostruisce la vicenda esistenziale, prima ancora che accademica, dei padri della fisica quantistica.
Interessante è il punto di vista adottato dalla scrittrice, soprattutto in Hotel Copenaghen, perché la storia romanzata di questi grandi matematici e scienziati viene riscostruita a partire dal punto di vista delle donne. Ben ha rilevato, dunque, il presentatore della serata, Filippo Massacci, nel rivendicare il ruolo femminile negli scritti della Greison e nel riflettere sulla mancanza, decisiva, delle donne in tanti settori delle attività umane (il caso più eclatante, che cita, è quello della Storia dell’Arte di Gombrich, un ponderoso volume, da sempre riferimento, come l’Argan, di masse di studenti e studiosi, dove, in oltre 800 pagine, non compare un nome femminile).
Dunque, Hotel Copenaghen è il simpatico nome che veniva affibbiato alla casa di Copenaghen di Niels Bohr, fisico e matematico danese, un punto di incontro, sempre disponibile, per decine di intellettuali (da Albert Einstein, con cui aveva vivacissime discussioni, forse la persona umanamente più vicina a Bohr dopo la moglie – riceveranno il premio Nobel ad un anno di distanza l’uno dall’altro, 1921 il primo e 1922 l’altro – a Werner Heisenberg, dalla Regina d’Inghilterra, a Enrico e Laura Fermi, ed ancora Ettore Majorana, Wolfgang Pauli, Erwin Scroedinger, Max Planck, Paul Dirac e, tra le donne, Lise Meitner e Hedy Lamarr, la donna a cui si deve l’invenzione dei moderni telefonini).
Gabriella entra subito, in media res, nella storia e lo fa in maniera teatrale, straordinariamente comunicativa (ha tra l’altro trasposto i dialoghi tra questi illuminati scienziati facendone delle pièce, portandole in giro per l’Italia e debuttando sulla nel 2016 con 1927 – Monologo quantistico).
Siamo nel 1932 e Bohr, instancabile organizzatore, persona generosa, affabile, ironica, sportiva (intraprenderà vari sport tra cui il calcio arrivando sino alle soglie della nazionale come portiere) porta a convegno nell’Istituto di fisica della capitale danese i maggiori fisici del tempo. Sui circa 28 presenti oltre la metà riceverà dei Nobel. È il centenario della morte di Goethe e decide di mettere in piedi non un semplice simposio ma, addirittura, una rappresentazione scenica. Vuole rendere evidenza alle nuove scoperte della fisica e raccontarle in maniera anticonvenzionale, fuori dai libri di scuola e dalle formule (proprio come la Greison che sarebbe la professoressa ideale per re(imparare) ad amare i numeri e che di tutti questi personaggi ha preso i grandi pregi ma anche i piccoli, inevitabili tic).
Questi ritrovi animati, di cui il libro rende conto grazie alle testimonianze della moglie di Bohr, Margrethe, e della cuoca, ultracentenaria e tutta vivente per la cronaca, fatti di pranzi rumorosi, di dibattiti infiniti, che si susseguivano fuoriuscendo dalla casa di Bohr, il delizioso hotel, e proseguendo nei tram, nei gabinetti scientifici, nei caffè, seguivano una lunga consuetudine di dibattiti, anche pubblici, svoltisi a Bruxelles tra il 1911 ed il 1927 con lo scontro-incontro tra correnti di pensiero (ad esempio tra i fisici teorici, Bohr, e i fisici sperimentali, Marie Curie o Enrico Fermi). Come avrebbe detto in termini moderni Karl Popper, con la sua teoria della falsificazione dei dati, era la ricerca «ossessiva dell’errore, del paradosso, della contraddizione» ad affascinare Niels, come dichiarerà la moglie nel libro di Gabriella, in realtà una passeggiata nel tempo, a metà tra il diario ed il racconto filosofico.
Bello e documentatissimo questo libro, da raccomandare, come estroversa, divulgativa, empatica, ricca di una verve affabulatrice, veramente unica, è stata Gabriella Greison, una fisica, laureata a Milano, con trascorsi all’Ecole Polytechnique di Parigi, che voleva spiegare il mondo dei numeri con parole semplici e ci è riuscita.
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