di ALCEO LUCIDI –
MONTEPRANDONE – La lontananza dei cittadini dalla politica, i ritardi accumulati dall’Italia nell’ammodernamento delle reti infrastrutturali ed ancora il rapporto con l’ambiente, i vantaggi di un efficientamento intelligente dell’agricoltura, i timidi passi avanti nei settori tecnologici, soprattutto in termini di sviluppo industriale: sono questi alcuni dei temi affrontati, lunedì 2 luglio, da Chicco Testa a Monteprandone nell’ambito della rassegna “Piceno d’autore” che è già al suo secondo appuntamento. Chicco Testa manager, già presidente di Enel e ora di un colosso dell’energia come Solgenia, ex-parlamentare, scrittore e corsivista discusso, capace di notevoli cambi di rotta (dall’ambientalismo al nucleare), critico contro ogni forma di immobilismo culturale all’italiana, si è intrattenuto con la giornalista Rai Barbara Capponi sopra al suo ultimo libro Facile dire di no (Marsilio), scritto a quattro mani con l’amico Sergio Staino (che a dire il vero ha curato la parte grafico-fumettistica).
Dal connubio intellettuale (si sono definiti “la strana coppia”) è nato un lavoro ricco di spunti – condivisibili o meno naturalmente – in grado, eppure, di scattare una fotografia su interi pezzi dello Stivale. L’idea, che risale ai tempi dell’Unità, con Staino direttore e con Testa che teneva una rubrica, ControVerso, dove con rapidi accenni all’attualità, ricavava spunti, osservazioni, trae conclusioni graffianti (come nel suo stile) sui tanti No dell’Italia ad una crescita ragionata, si è tramutata in libro dalle tante sfaccettature.
Dalla tanto criticata Tav alle ipocrisie sugli Ogm, dalle moderne reti elettriche del paese (in particolare il collegamento della linea ad altra tensione tra la Sicilia alla Calabria), dall’uso dei robot alle discariche e i termocombustori, presi di mira preconcettualmente da quelli che Testa chiama “gli ambientalisti immaginari”, sempre pronti a combattere battaglie ideologiche e poco basate sui dati concreti, nell’Italietta dell’”oscurantismo di massa”, c’è sempre spazio per il no, a tutti i livelli, soprattutto laddove ci sarebbe bisogno di maggiore coraggio e capacità di visione, di una collaborazione in termini strategici.
Testa si spinge anche più in là nel dibattito e, incalzato dalle pertinenti domande della Capponi, riconducendosi al tema della IX edizione del “Piceno d’autore (il rapporto tra scienza e coscienza), definisce i termini in cui ognuno dovrebbe porsi nel confronti del progresso umano. Se la scienza – o meglio il metodo scientifico ragiona Testa – «è un continuo processo di falsificazione dei dati acquisiti», in uno schema per cui ad un’acquisizione scientifica segue, spesso, una confutazione, o comunque un miglioramento delle condizioni di partenza facendo leva sul dubbio critico, la nostra percezione dovrebbe modularsi in base alla sensibile evoluzione della realtà. Così è successo per il Newtonismo superato dal concetto di relatività di Einstein e, a sua volta, ridiscusso dalla fisica quantistica.
L’etica è quella bussola individuale che, nel mare magnum dell’evoluzionismo scientifico, immersi come siamo in una Natura che, per definizione non è né buona né cattiva ma leopardianamente amorale, dovrebbe guidare i nostri passi in vista del bene comune, mossi dal buon senso. Non poteva mancare la citazione da Immanuel Kant, a chiusura della Critica della ragion pura, che fissa e sostanzia il ragionamento del manager: «Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me».
Del relatore potranno anche non essere prese tutte le affermazioni, a volte iperboliche, più spesso sarcasticamente pungenti e pragmatiche, non tutto può essere sciolto dalle “magnifiche sorti e progressive”, ma una cosa appare certa: se il sistema Italia continuerà a negare le occasioni di rilancio sarà destinato ad un marginalità internazionale ed una perdita di competitività che preoccupa anche un ottimista come Testa.
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