di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
Quella del 2018 verrà ricordata come l’edizione delle donne, perché tutti e cinque i romanzi finalisti raccontano storie che si snodano intorno a una figura femminile centrale e perché ieri sera per la prima volta, dopo vent’anni, a contendersi la finale c’erano ben tre scrittrici. Con 196 voti ha vinto il Premio Strega Helena Janeczek con il suo romanzo “La ragazza con la Leica”, la storia della coraggiosa fotoreporter tedesca Gerda Taro raccontata attraverso gli occhi delle persone a lei più vicine. Come Ruth Cerf, l’amica di Lipsia con cui aveva condiviso i tempi duri a Parigi, più bella di lei eppure meno affascinante, o Will “Il bassotto” Chardack, l’amico innamorato e mai ricambiato (che diventerà un celebre cardiochirurgo negli Stati Uniti), o Georg Kuritzkes, il suo primo fidanzato. Ricordi che si susseguono come una serie di istantanee scattate inquadrando anche gli anni della crisi economica, dell’ascesa del nazismo, degli orrori della guerra.
Gerda Taro è una giovanissima ebrea polacca, antifascista, coinvolta nei movimenti per i diritti dei lavoratori, che riesce a evitare la deportazione fuggendo a Parigi. Dall’incontro col fotoreporter ungherese Endre Friedman nasce il sodalizio sentimentale e professionale della vita. É lui a insegnarle come usare la macchina fotografica ed è con lui che crea “Robert Capa”, pseudonimo col quale i due riescono a vendere i loro reportage e diventano famosi. Una donna fuori dagli schemi che rischia sempre tanto per realizzare i suoi servizi, ma il suo non è soltanto un mestiere: è un modo per esprimere le sue idee. Una giovane ribelle che coltiva la speranza e il sogno di una vita migliore. «Non è una biografia romanzata, però, piuttosto un romanzo storico» tiene a precisare l’autrice Helena Janeczek, scrittrice tedesca naturalizzata italiana che non è nuova a riconoscimenti letterari e forse per questo non è apparsa per niente sorpresa di ricevere l’importante Premio.
Gerda Taro muore a soli ventisei anni in maniera tragica, travolta da un carro armato mentre è in Spagna, di ritorno dal più importante dei suoi servizi. Sarà Pablo Neruda a scrivere l’elogio che verrà letto ai funerali, seguiti da oltre 200.000 persone. In prima fila il compagno Endre, distrutto dal dolore. Se vi capita di andare a Parigi e di fare visita al cimitero di Père Lachaise, ricco di monumenti celebri e meritevoli, sappiate che in un angolo nascosto, nella zona dedicata ai rivoluzionari, vicino al noto Muro dei Federati, si trova anche la sua tomba. É priva di epitaffio, perché è stato rimosso dai nazisti e mai più ripristinato. Accanto alla piccola lapide c’è una colomba, monumento funebre creato per lei dallo scultore Alberto Giacometti.
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