“Piceno d’autore” prende il volo: è la volta del prof. Giulio Giorello

di ALCEO LUCIDI –

Incontro con il prof. Giulio Giorello e premio per la migliore casa editrice italiana 2018 alla “Raffaello Cortina”. Una serata di “Piceno d’autore” da incorniciare –

MONTEPRANDONE – Grande serata, ieri a Monteprandone, nella sala parrocchiale “San Leonardo” all’interno della rassegna culturale “Piceno d’autore”, organizzata dall’associazione “I luoghi della scrittura” – presenti tutti i consiglieri direttivi – in compagnia del prof. Giulio Giorello. Docente di Filosofia della Scienza presso l’Università di Milano e collaboratore, ormai da anni, del Corriere della Sera, accademico illustre e straordinario divulgatore, una delle massime autorità del suo campo in Italia, due lauree (una in filosofia con Ludovico Geymonat e l’altra in matematica), Giorello si è intrattenuto, in una conversazione concettualmente densa e ricca di spunti, con lo studioso Filippo Massacci. Oltre al fascino della dissertazione, ad impressionare è stata la grande umanità dello studioso che ha raccolto le opinioni di chiunque sia voluto intervenire ed ha molto ascoltato.

Massacci parte da lontano – non poteva essere altrimenti –, vale a dire dal nostro più illustre antenato, l’Homo sapiens. Guardando la volta stellata, ci si chiede in effetti se “lo stesso sguardo”, “gli stessi gesti” di quell’uomo primordiale, “lo stesso stupore”, “la stessa inquietudine” di fronte all’incommensurabilità dell’infinitamente grande in rapporto all’infinitamente piccolo, siano gli stessi dell’uomo di oggi.

Giorello parte da Lucrezio e dal suo De Rerum Natura, l’opera dell’antichità che, più di ogni altra, ha inciso sulla nascita del moderno pensiero scientifico. Lucrezio diceva: “guardate bene le notti serene” (l’incipit del De Rerum Natura) e tratta di questioni come il sistema solare o il moto delle stelle (argomenti già fatti propri da Democrito ed Epicuro), cercando di interrogare e quindi di investigare i meccanismi della Natura. Nasce – continua nel suo ragionamento il professore – l’embrione della concezione scientifica che si spiega iuxta propria principia (ossia sul fondamento “di principi che le sono propri”).

In realtà quella che doveva essere la trattazione del suo ultimo libro, scritto a quattro mani assieme all’astrofisico Elio Sindoni, Un mondo di mondi. Alla ricerca della vita intelligente nell’Universo, ha preso i contorni di una discussione della nostra presenza nel cosmo e del senso che possiamo (sperabilmente) ricavarne. Così, in un salto di quasi duemila anni, dal I secolo a.c. di Tito Lucrezio Caro si passa all’illustre marchigiano Giacomo Leopardi, autore di un trattato di astronomia ed interprete autentico del sentimento di scoperta di mondi diversi che ha abitato da sempre l’animo umano. Nelle Operette Morali, a proposito del Dialogo di Copernico, “ci parla di forme di vita extra-terrestre – più volte riprese nel volume citato – e “dell’invidia di altri pianeti per la nostra Terra”.

Soprattutto Sindoni in effetti si sofferma, a più riprese, sulla possibilità di forme viventi differenti in questo sconfinato universo, fatto di centinaia di galassie, senza che, però, si sia giunti ad alcuna evidenza scientifica (“Le spiegazioni che la ricerca spaziale ci ha fornito sull’impossibilità di vita intelligente al di fuori della Terra, nel sistema solare, non sono bastate a frenare la fantasia degli avvistatori di UFO!”). Anche sulla base del cosiddetto “Paradosso di Fermi” avremmo già dovuto avere nel tempo segnali o manifestazioni di extra-terrestri e così non è stato.

Epistemologicamente, in effetti, dubitare sulle acquisizioni a cui si giunge è sempre un fatto positivo e, soprattutto in campo astrofisico, dove tutto è estremamente labile, è più che mai necessario chiedersi fin dove possono arrivare i nostri mezzi di misurazione di osservazione ed i confini della nostre conoscenze.

In fondo, Karl Popper, con il concetto di falsificabilità delle teorie scientifiche, tracciò inesorabilmente un confine chiaro nel XX secolo tra quello che “possiamo fare e non fare”, su quello che “è scienza” e quello che “non è scienza”. Per dire di come il cammino stesso della scienza sia “tortuoso e tutt’altro che lineare”, contemplando anche il dissenso e le opinioni diverse e contrarie. Ciò vale anche nell’ambito dell’etica, dove con ogni forza – continua Giorello – va combattuta la discriminazione in tutte le sue forme, l’intolleranza, il disprezzo della diversità alimentata spesso ideologicamente.

La seconda parte della serata, dopo la lunga chiacchierata di Giorello (una lectio universitaria in breve svolta però con un linguaggio semplice anche se fitta di citazioni), è stata riservata alla premiazione per la migliore casa editrice italiana 2018. Ad ottenere il riconoscimento la “Raffaello Cortina” nella persona dell’omonimo presidente e fondatore.

Figlio di una famiglia di librai – il padre, reduce della guerra di Russia, fu anche un appassionato d’arte ed ebbe come amico Filippo De Pisis – Cortina è il classico editore tour court che ha vissuto sulla propria pelle nel tempo le difficoltà, ma anche le gioie, del mestiere. L’esperienza maturata sul campo, d’altronde, si evince nei manufatti che propone, pregevoli – a detta di Filippo Massacci – “tanto nella fattura tipografica quanto nei contenuti”. Carta Fedrigotti, rilegatura a mano, copertine rigide e resistenti: ecco come, da sempre, si presentano le edizioni del milanese Cortina, il quale alla faticosa professione editoriale affianca quella del libraio. “La mia – dice – è un’operazione di recupero di una tradizione importante che ho inteso conservare, anche e soprattutto da un punto di vista materiale, riscoprendo l’importanza del libro come prodotto di qualità”. Importante non è tanto quanto si legge o la paccottiglia che monta sugli scaffali delle librerie quanto quello che si legge. Da qui la scelta di non tradire il pubblico di riferimento con operazioni commerciali ma mantenere sempre alta l’asticella della divulgazione di stampo saggistico.

Partito nel 1980 con testi di psicologia e psicanalisi, i settori di applicazione si sono allargati (alla scienza, la filosofia, la sociologia, l’antropologia, la linguistica), alternando autori come Edgar Morin, Foucault, Jaspers, Derrida ad Husserl, Gadamer, Merleau-Ponty – ovvero alcuni tra i maggiori pensatori del Novecento – e, non ultimi, Vito Mancuso (con il best-seller L’anima e il suo destino), Marc Augé, lo stesso Giorello che cura, con il puntiglio di un grande editor, la bellissima collana “Scienza e idee”, nata nel 1994.
Insomma un premio meritato a conclusione di una serata da incorniciare.

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