di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
La Nigeria è un Paese da cui proviene un numero altissimo di migranti ed è esattamente da lì che è fuggito Ewansiha Osahon. Ha ventisette anni ed è arrivato in Italia con tante speranze. Vive a Torino da qualche tempo grazie a un permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari ed è richiedente asilo. É uno come se ne vedono tanti di fronte ai supermercati, offrono aiuto a chi fa la spesa e in cambio chiedono un euro, magari quello usato per prendere il carrello.
É la fine di giugno e al supermercato Presto Fresco di via Mercadante entra un giovane col volto parzialmente coperto, estrae un coltello e lo punta contro una delle cassiere. Ewansiha Osahon lo vede e senza pensarci due volte interviene. Ne nasce una colluttazione, durante la quale il nigeriano rischia pure di prendersi una coltellata, ma riesce a scoprire il volto del rapinatore, il quale a questo punto decide di fuggire via senza aver potuto rubare niente. L’intera sequenza viene ripresa dalle telecamere di sorveglianza ed è così che le Forze dell’Ordine riescono a individuare il delinquente: è italiano, un torinese già noto. Lo arresteranno di lì a breve.
Oggi Ewansiha Osahon è un dipendente del supermercato. Proprio così. La direttrice Domenica Lauro, che ha già circa settanta dipendenti e tutti di nazionalità italiana, ha deciso di assumerlo con un contratto di apprendistato che durerà per tre anni. Lavorerà in magazzino, sistemerà la merce sugli scaffali. Lui è felice, è il suo primo impiego serio e l’inizio di una vita nuova, migliore.
Prima gli italiani solo se mi assicurate che non siano disonesti, raccomandati senza titoli né competenze che occupano i posti di comando, furbetti che usano il permesso per disabili della nonna defunta, dirigenti che chiudono un reparto ospedaliero per festeggiare un compleanno, una promozione o qualsiasi altra cosa, politici corrotti e potenti corruttori. Che la nazionalità non rende automaticamente migliori.
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