di REDAZIONE –
Dal 1978, lo svedese Alec Carlberg trascorre le vacanze estive a Grottammare. Cittadino e giornalista di Stoccolma, Carlberg è stato ricevuto in Municipio soprattutto per meriti personali –
GROTTAMMARE – Non un semplice turista Alec Carlberg, cittadino e giornalista svedese di Stoccolma ricevuto nella mattina di giovedì 9 agostodal sindaco Enrico Piergallini, ma un osservatore attento delle dinamiche sociali e del welfare italiani. Da 40 anni fedele all’estate grottammarese, Carlberg è stato ricevuto in Municipio anche e soprattutto per meriti personali: per lui, infatti, l’Italia non è solo il “Belpaese” delle vacanze ma la terra che lo ha ispirato ad impiantare nel suo Paese un sistema di accoglienza e integrazione sociale che ha chiamato “Basta”, volto al recupero e reinserimento dei tossicodipendenti, attraverso il lavoro e la trasmissione delle conoscenze. L’ impegno gli è valso vari riconoscimenti, anche dalla Regina di Svezia.
L’appuntamento si è tenuto nella Sala di Rappresentanza di Palazzo Ravenna, dove Carlberg è arrivato insieme alla moglie Anica e al gruppo di amici affezionati che ogni anno lo aspettano a Grottammare per trascorrere insieme le vacanze. «L’incontro con Alec è stato illuminante – ha affermato il sindaco Enrico Piergallini a margine della breve cerimonia, nel corso della quale gli è stata donata una serigrafia di Pericle Fazzini – non solo perché ha condiviso con noi tanti anni di impegno nel recupero della tossicodipendenza, raccontandoci il percorso compiuto, ma soprattutto perché ci ha offerto un altro punto di vista informato, consapevole ed intelligente sulla realtà italiana messa a confronto con la più ampia realtà svedese ed europea. Realtà apparentemente così lontane eppure membra di uno stesso organismo che vive una fase storica delicatissima, i cui effetti si percepiscono nel nord come nel sud d’Europa».
La passione per Grottammare nacque su insistenza dell’allora moglie: «Io volevo andare in Portogallo – ricorda Carlberg – ma lei insistette per venire in Italia: “una settimana sola, mi disse, in un paesino che si chiama Grottammare”. Dopo quella settimana, eccomi qui dal 1978». In Italia conosce la realtà della comunità di San Patrignano e matura l’idea di esportare quel modello organizzativo nella sua Svezia. Nel 1994 l’apertura della prima cooperativa di accoglienza a Stoccolma, ne seguiranno altre quattro. Attualmente, vengono seguite circa 200 persone: «San Patrignano mi ha fatto pensare molto. Odio profondamente le ingiustizie e ritengo che le leggi italiane sul welfare siano all’avanguardia, anche se qui la burocrazia rende tutto sempre più difficile».
Dei soggiorni grottammaresi sottolinea i cambiamenti della città: «All’inizio nei ristoranti c’eravamo io e la mia famiglia e qualche cameriere che guardava le partite alla tv. A Rimini era già tutta un’altra cosa, ma oggi invece c’è molta professionalità ovunque. La città si è molto trasformata, ma gli amici sono rimasti gli stessi!».
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