di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
Italiani, stranieri, giovani, adulti, bambini. Erano tutti lì, in fila su quel tragitto di autostrada. Qualcuno era di Genova, come Andrea, Gianluca, Bruno, Elisa. Forse stavano tornando a casa per pranzo. Gli altri, però, erano in viaggio per le ferie. Samuele aveva appena 8 anni e stava andando coi genitori a salutare nonno e zii, perché poi nel pomeriggio avrebbe preso il traghetto per la Sardegna. Chissà quant’era emozionato e felice. Anche Giovanni era in viaggio per le vacanze. Faceva l’operatore video e voleva tanto raggiungere la Spagna insieme ai suoi amici Matteo, Gerardo, Antonio. Erano partiti da Torre del Greco. Nessuno di loro aveva ancora compiuto trent’anni.
Famiglie in partenza per le ferie come Andrea e Claudia, torinesi, insieme ai due figli di lei, sedici e dodici anni; giovani coppie come Marta e Alberto, siciliani, lei infermiera e lui medico, o fidanzati alla prima vacanza insieme come Stella e Carlos, appena ventitrè anni. C’era anche chi sotto quel ponte stava lavorando, come Mirco e Bruno, operatori ecologici, e c’era chi quell’asfalto lo macinava quasi ogni giorno, come gli autisti dei camion, o come Juan, cileno, sessant’anni di cui oltre quaranta vissuti in Italia. O come i due ragazzi albanesi dipendenti di una ditta di pulizie che stavano proprio andando al lavoro. C’era tutta la vita possibile.
Più di quaranta i morti, una ventina i feriti, tanti ancora i dispersi, oltre seicento gli sfollati dagli edifici circostanti ancora in cerca di una sistemazione provvisoria. Già, perché gli hanno spiegato che il pilone non è sicuro, i resti del ponte possono cedere da un momento all’altro, perciò tutti fuori dalle loro case.
In Italia ci sono circa trentamila fra ponti e viadotti, più di trecento sarebbero osservati speciali ma comunque la maggior parte ha la stessa età del ponte Morandi che alla vigilia di ferragosto è improvvisamente crollato per un cedimento strutturale. E così, mentre la politica è impegnata nel solito squallido scaricabarile delle responsabilità, mentre molti addirittura strumentalizzano la tragedia per il proprio tornaconto elettorale, mi viene la nausea e tremo di paura. Perché la verità è che su quel ponte ci poteva essere ognuno di noi.
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