di AMERICO MARCONI –
Verso le quattro del mattino di un giorno estivo partimmo da Ferrà di Montemonaco. Accucciati sopra il cassone di un camion che ci sbarcò, infreddoliti e perplessi, su per la valle dopo Foce. Eravamo ragazzi e ragazze provenienti dal mare, senza nessuna esperienza di montagna, ma riuscimmo lo stesso a raggiungere il Lago di Pilato. Alcuni, come me, ne rimasero stregati per sempre. Alla colonia dopo cena, tra uno strimpellare di chitarra e un canto, don Natale narrò la storia del Lago.
Il governatore romano Ponzio Pilato nel processo contro un innocente si lavò le mani con l’acqua e lasciò che Gesù fosse crocifisso. Alla morte di Pilato il suo corpo fu messo su un carro trascinato da una coppia di tori imbestialiti che si precipitò nell’acqua di un alto lago di montagna. Il lago di Pilato appunto. Numerosi demoni s’impossessarono subito delle sue gelide acque. A loro vennero attribuiti la pericolosa variabilità del tempo, l’innalzamento e l’abbassamento improvviso del livello dell’acqua, i frequenti terremoti. La superficie del lago al disgelo è unica; per poi dividersi in due con in mezzo una specie di isola – ponte chiamata Isola del Diavolo. Ed è qui che si recavano di nascosto i negromanti a tracciare tre cerchi in terra, invocare un preciso diavolo e ricevere il libro del comando. Libro che il mago avrebbe usato per procurarsi amori, ricchezze, gloria. Promettendo e abbandonando, alla fine di una vita piena di successi, la propria anima alle pene dell’Inferno. Tra gli occultisti non poteva non esserci Cecco d’Ascoli, condannato per ogni sorta di colpa. Le autorità religiose, fin dal XIII secolo, fecero di tutto per impedire l’accesso al lago e all’isola se non muniti di lasciapassare. In proposito ascoltiamo Antoine De La Sale che stava in zona nel 1420: “Non è passato molto tempo che vi furono presi due uomini di cui uno era prete. Il prete fu condotto alla città di Norcia e là fu torturato ed arso; l’altro fu tagliato a pezzi e poi buttato dentro il lago”.
Ora non servono permessi di autorità ma non bisogna dimenticare che stiamo nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. La via più consigliata per salire al Lago di Pilato è quella che parte da Foce di Montemonaco. Si attraversa il Piano della Gardosa, poi un bosco di faggi sino alle Svolte, un salto di roccia alto 300 metri da salire a passo lento. Superate le Svolte torna la luce e mireremo, sempre più definita, la parete nord del Pizzo del Diavolo. Il lago fino all’ultimo sembra nascondersi dietro a dossi per comparire improvviso. In estate sarà doppio, di colore verde blu, incastonato tra pareti e rocce a 1940 metri. Un luogo che ripaga la fatica dei 1000 metri di dislivello superati. Di certo è la più bella escursione dei Monti Sibillini. Nelle sue acque cristalline nuota un piccolo crostaceo, lungo circa un centimetro e mezzo, a schiena capovolta di colore rosso arancio, il Chirocefalo del Marchesoni. Un’assoluta rarità che va ammirata e rispettata con attenzione. L’ultima presenza, per il suo colore e l’incredibile resistenza, degli antichi demoni.
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