di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
Era il primo giugno 2001 quando Serena Mollicone è andata nella caserma dei Carabinieri di Arce (Frosinone) per denunciare un giro di droga e chi lo dirigeva. Aveva solamente diciotto anni ma non aveva paura perché credeva nella giustizia. Voleva la verità. Per due giorni di lei non si è saputo più nulla. L’hanno ritrovata cadavere i volontari della Protezione Civile, un sacco di plastica in testa, mani e piedi legati. Da quel momento, il padre non si è più dato pace e ha speso ogni singolo giorno della sua esistenza a cercare chi gli aveva ammazzato la figlia. Voleva la verità.
Dopo diciassette anni, dopo indagini, depistaggi, processi e nuove super perizie, oggi finalmente la verità è venuta a galla e ce la consegnano i RIS: Serena è stata uccisa nella caserma dei Carabinieri di Arce. Lo confermano i rilievi eseguiti, le analisi scientifiche, i riscontri. Il movente? Quella mattina di giugno, la giovane ha fatto il nome di chi dirigeva il traffico di droga che voleva denunciare. Era il figlio del Comandante della caserma.
Penso al dolore immenso di un padre, all’angoscia e al senso d’impotenza per non riuscire a dare giustizia alla propria figlia, alla frustrazione insopportabile di dover combattere una battaglia impari contro chi avrebbe dovuto proteggerla e invece l’ha uccisa, e contro l’omertà di chi sapeva e invece ha coperto. Penso a un uomo semplice e perbene che ha cresciuto la figlia nel rispetto dei valori, dell’integrità, dell’onestà ed è per lei che non si è arreso in tutti questi anni. Perché la ricerca della verità richiede coraggio ed è a lui, al suo coraggio e a quello ancor più grande di Serena che dico GRAZIE.
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