di ROSITA SPINOZZI –
Anche i supereroi piangono quando perdono il loro papà. Pertanto non c’è da stupirsi se oggi sono pieni di lacrime gli occhi di Spider-Man, Hulk, Thor, Iron Man, i Fantastici 4, Black Panther, Avengers X-Men, tanto per citarne alcuni. Stan Lee, il loro “creatore” nonché per lungo tempo presidente e direttore editoriale della Marvel Comics, è deceduto all’invidiabile età di 95 anni al Cedar Sinai Medical Center di Los Angeles, dove era stato ricoverato d’urgenza poche ore prima. Se ne va una leggenda, un uomo che ha fatto sognare grandi e piccini con il suo “universo parallelo” popolato da supereroi unici nel loro genere perchè dotati non solo di poteri speciali ma che di “superproblemi”. Quindi molto simili a noi essere umani che, grazie a loro e ad un naturale processo di identificazione, abbiamo sognato ad ogni aperti imparando ad accettare le nostre debolezze al punto tale da trasformarle in risorse. Perché questa è la vera eredità che ci ha lasciato quel genio di Stan Lee. Un messaggio decisamente rivoluzionario, sempre attuale e in controtendenza rispetto ai supereroi della rivale DC Comics.
Fumettista, editore, produttore cinematografico e televisivo statunitense, Stan Lee, al secolo Stanley Martin Lieber, era entrato nel business nel 1939. La sua è stata una vita intensa, tumultuosa, movimentata. Di lui ci restano non soltanto i supereoi ma anche il ricordo del suo volto che è entrato nel mito grazie al “gioco” dei cameo nei film Marvel perché tutti i fan sapevano che in ogni nuova avventura, cinematografica o televisiva dei suoi supereroi sarebbe apparso improvvisamente anche lui. Magari nei panni del postino, di un passeggero in autobus, venditore di hot dog, barista. Ruoli piccoli, tempestivi, da cogliere a colpo d’occhio: facevamo tutti a gare per “scovare” per primi il grande Stan, sempre in simbiosi con le sue “creature”.
«Un tempo pensavo di non aver fatto nulla di importante. – così disse nel 2014 al Chicago Tribune – C’è gente che costruisce ponti e fa ricerca medica, mentre io scrivo storie di gente immaginaria, vestita in maschera, che fa cose pazze e fuori dal comune. Ma sono arrivato a convincermi che anche l’entertainment non è cosa da poco». Parole veritiere di un uomo al quale il successo non è arrivato immediato, bensì dopo vent’anni di gavetta. Una vita non facile, ma anche una forza di volontà incrollabile. E proprio quando Stan Lee era sul punto di mollare tutto, ecco bussare alla sua porta l’opportunità di emulare una linea di supereroi della rivale DC Comics. Nacque la Marvel, il resto è leggenda. E Stan Lee è un supereroe, perché ancora oggi ci insegna a credere nella forza dei propri sogni, ad accettare i nostri limiti. Perché per essere supereoi non è necessario essere perfetti. Ci mancherà Stan Lee. Eccome se ci mancherà. Ora le sue storie voleranno, leggere e immortali, tra le nuvole.
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