di ROSITA SPINOZZI –
Vent’anni di Montalbano, il commissario nato dalla geniale penna di Andrea Camilleri e interpretato da uno straordinario Luca Zingaretti che entra in punta di piedi nelle case di tutti noi, più che mai lieti di spalancargli le porte e accoglierlo come fosse uno di famiglia. Sì perché il “nostro” commissario, pur nella sua innegabile contemporaneità, ricorda il lato migliore di una generazione in cui l’onestà e il rigore morale erano i punti saldi della società. Salvo Montalbano è un uomo che, oltre ad escludere il compromesso dalla sua vita, s’immerge nelle vicissitudini quotidiane con rispetto e determinazione, è in grado di comprendere la debolezza umana ma non di giustificare gli effetti negativi che spesso causa. Il crimine va punito, sempre. Con lui si può discutere, ma che nessuno provi a fargli cambiare idea sulla realtà dei fatti. È un uomo incorruttibile, non disdegna i piaceri della buona tavola, ama Livia da tanti anni, abita vicino al mare ed è a questa immensa distesa d’acqua che dà il buongiorno ogni mattina prima di andare al lavoro.
Luca Zingaretti torna, dunque, a vestire i panni del commissario più amato della tv con due nuovi episodi, in prima serata su Raiuno, per la regia di Alberto Sironi – “L’altro capo del filo” in onda lunedì 11 febbraio e “Un diario del ‘43” lunedì 18 febbraio – che hanno come filo conduttore il tema della migrazione, trattato prima come immigrazione e poi come emigrazione. A distanza di vent’anni dal primo episodio, Montalbano vive la nostra drammatica epoca, pertanto oggi aiuta donne e migranti. La sua posizione è chiara, e possiamo dire che Camilleri è un grande precursore dei tempi, visto che i due romanzi da cui sono stati tratti gli espisodi televisivi che presto vedremo in tv, sono stati scritti in anni non “sospetti”. Per la precisione “L’altro capo del filo” è l’adattamento dell’omonimo romanzo, mentre “Un diario del ‘43” è tratto dai racconti di Camilleri.
Si tratta di alta letteratura, come tutti i romanzi di Camilleri, e quando nel 1999 sono andati in onda i primi due Montalbano, lo stesso Zingaretti si è stupito dell’immenso successo ottenuto in quanto temeva che non tutti potessero apprezzare la complessità delle storie. Invece, in questo caso, il pubblico ha dimostrato di essere intelligente. Montalbano piace a tutti, alle persone colte e a quelle che colte lo sono un po’ meno, ai giovani e agli anziani. A tutti, indistintamente. Gli ascolti sono da record: lo scorso anno hanno superato gli 11 milioni di spettatori. E persino le repliche, che hanno coperto 190 serate di Raiuno, sono andate oltre ogni più rosea previsione. In sintesi, se mettiamo insieme tutti gli spettatori che l’hanno seguito, in Italia arriviamo a un miliardo e 179 milioni 869mila. Altro che Sanremo che gli ascolti li fa, più che altro per curiosità. Montalbano è ossigeno puro all’interno di una televisione urlata, brutta, volgare, in cui impazzano inguardabili realiy. Montalbano e Camilleri sono un binomio tra i più eccelsi.
Per la cronaca, 34 sono i film, 24 gli adattamenti di romanzi di Camilleri, gli altri dieci nascono dai suoi racconti. Inoltre i film di Montalbano sono stati distribuiti in più di 60 Paesi, coprendo tutte le latitudini e longitudini. Doveroso un omaggio a Marcello Perracchio, l’attore che interpretava l’irresistibile dottor Pasquano – un autentico capolavoro di humor e bravura nonchè grande estimatore dei dolci, in particolare del cannolo siciliano – la cui scomparsa ha riempito di tristezza il cuore dei suoi colleghi e del pubblico. Il dottor Pasquano continuerà a vivere nel ricordo di tutti e Montalbano lo celebrerà in commissariato offrendo a tutti un cannolo. Una bellissima scena scritta da Zingaretti, un momento commovente per tutti. Con tutto il rispetto per Celentano (anche lui in onda lunedì) – di cui non metto assolutamente in discussione carisma, professionalità e talento – preferisco di gran lunga “l’eroe Montalbano” (splendido nella sua umanità) “all’eroe Adrian” (ringiovanito, muscoloso, e anche un po’ spaccone). Bentornato Montalbano!
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