di AMERICO MARCONI –
Per la festa dell’amore vale la pena conoscere il mito che è alla base della concezione amorosa occidentale. Lo troviamo nel Simposio, opera dialogica del filosofo greco Platone scritta intorno al 380 avanti Cristo. Sei amici tra cui un medico, un filosofo, un commediografo s’incontrano per mangiare, bere e parlare. Ognuno di loro tiene un discorso sull’amore e sulla bellezza. Il commediografo Aristofane, dopo un fastidioso singhiozzo, racconta una storia.
All’inizio non c’erano uomini e donne ma un unico essere tondo, forte e vigoroso. Un giorno Zeus, la divinità più grande, poiché quegli esseri rotondi avevano tentato di scalare il cielo per rubargli il potere, decise di tagliarli a metà. All’inizio le due parti si cercavano disperate, deboli e smunte. Quando si trovavano rimanevano avviluppate lasciandosi morire d’inedia e di fame. Zeus capì che l’umanità da lì a poco si sarebbe estinta. Mosso a pietà rimediò creando l’uomo e la donna diversi tra loro. In modo che potevano congiungersi e fare figli. E per curare l’antica ferita Zeus inviò Eros/Amore.
Il risultato fu che le persone quando incontrano l’altra metà di se stesse, da cui sono state separate, sono prese da una straordinaria emozione e, colpite dalla grande affinità che provano per l’altra parte, se ne innamorano e non sanno più vivere senza di lei. Queste persone, che passano la vita l’uno accanto all’altro, non saprebbero nemmeno dire cosa si aspettano l’uno dall’altro. Non è possibile che si tratti solo delle gioie fisiche dell’amore: non possiamo immaginare che l’attrazione sessuale sia la ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco per un’intera vita. Evidentemente la loro anima cerca nell’altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza.
Inoltre la nostra specie dovrebbe diventare amica di Eros/Amore. Solo allora ognuno di noi riuscirà a incontrare l’autentica nostra metà, cosa che adesso capita a ben pochi. Perciò se dobbiamo elogiare con un inno un dio che ci può fare felici questo dio è Amore. Solo lui può venire in aiuto alla nostra infelicità facendoci innamorare della persona che più ci è affine; restituendo l’integrità unitaria d’un tempo e facendo guarire la nostra ferita.
Leggere le parole che usò Platone duemila e quattrocento anni fa lascia pieni di meraviglia e rispetto, per quanto sono attuali. Non rimane che seguire il consiglio di quello che fu il più grande filosofo dell’antichità: affidiamoci all’Amore. Con una raccomandazione: l’Amore deve essere con la A maiuscola.
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