“Meno plastica per un mare più pulito”, grande partecipazione al convegno in Sala Consiliare

di REDAZIONE –

Tanti gli spunti lanciati dagli esperti e dagli studiosi del fenomeno, ma anche dagli amministratori che hanno illustrato alcune buone pratiche di riduzione degli sprechi e di riutilizzo dei materiali di scarto –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Posti in piedi ieri, venerdì 15 marzo, nella Sala Consiliare del Comune di San Benedetto del Tronto per l’iniziativa promossa dal gruppo Pd Marche dell’Assemblea legislativa, “Meno plastica per un mare più pulito”, sugli interventi regionali contro l’inquinamento e per il corretto riciclo dei rifiuti. Un evento che ha concluso degnamente  la giornata di mobilitazione internazionale #FridayForFuture, per la lotta ai cambiamenti climatici e che ha visto moltissime città delle Marche in prima linea con tanti giovani e giovanissimi. Ad aprire la serata – moderata dal capogruppo in Consiglio regionale, Fabio Urbinati Andrea Traini, assessore all’Ambiente del Comune di San Benedetto del Tronto. Poi l’intervento del  comandante della Capitaneria di Porto di San Benedetto, Mauro Colarossi, che ha sottolineato l’importanza dei corretti comportamenti in mare anche per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti per le attività produttive: dalla pesca alle altre attività marittime.

Parola poi a Giulio Piergallini, rappresentante dell’Autorità di sistema portuale del Medio Adriatico, che ha illustrato tutte le misure messe in atto dall’Authority per ridurre le emissioni delle navi ed altri materiali impattanti sull’ambiente. Ad entrare nel merito della presenza delle plastiche in mare con dati e numeri, Serena Carpentieri, vicedirettrice nazionale di Legambiente.  «Ad ogni passo sulla spiaggia ci sono almeno 4 rifiuti, nell’80% dei casi si tratta di plastica. – ha affermato – La plastica la fa da padrona dunque sui nostri litoranei, secondo una nostra indagine del 2018 che ha monitorato 78 spiagge, per un totale di 400mila mq come 60 campi di calcio. È l’unica indagine empirica che si ha a disposizione su questo tema. La plastica in mare è una vera emergenza».

Dalla plastica visibile, quella che si trova arenata sulle spiagge, bottiglie, buste, frammenti di rete da pesca, o sulla superficie del mare e degli oceani, alle microplastiche. Frammenti inferiori ai 5 millimetri che riempiono le acque e che spesso vengono ingeriti dagli animali marini. A parlarne è stata Martina Capriotti, ricercatrice dell’Università di Camerino, sambenedettese doc, e vincitrice del programma di studio National Geographic-Sky Ocean Rescue. «Stiamo ancora studiando gli effetti che i materiali plastici ingeriti da pesci e molluschi possano avere sulla salute umana, dato che ci cibiamo anche di pesce. Se i rischi sembrano inferiori nel caso dei pesci, poiché non ne mangiamo le interiora, il pericolo sembra effettivo nel caso di molluschi e crostacei dei quali mangiamo l’intero corpo». Un problema che riguarda anche il mare Adriatico e le coste marchigiane sulle quali Capriotti sta svolgendo le sue ricerche.

Dai rischi e pericoli, alle buone pratiche, alcune delle quali già operative sul territorio regionale, come nel caso del progetto “Cupra per l’ambiente”, illustrato dall’assessore all’Ambiente del Comune di Cupramarittima, Roberta Rossi. «Un progetto attraverso il quale – ha spiegato – cerchiamo di ridurre lo spreco, da quello alimentare alla produzione dei rifiuti, per esempio a causa dell’eccessivo packaging dei prodotti che acquistiamo. Grazie al progetto abbiamo coinvolto negozi, pubblici esercizi, tabacchi, ottici, ristoranti ed alberghi, cercando di sensibilizzare attraverso questi tutti noi cittadini. Ad esempio in quanti sanno che esistono chewingum biodegradabili? Biologici per il nostro organismo e più facilmente smaltibili per l’ambiente».

Tantissimi gli spunti, dunque, lanciati dall’iniziativa, come hanno dimostrato le numerose domande rivolte dal pubblico ad amministratori e tecnici. A tirare le somme della serata, l’europarlamentare del Pd, Simona Bonafè, che ha ricondotto la necessità di una maggiore tutela dell’Ambiente alla necessità di affermarsi dell’Economia circolare. «L’unico modello culturale che può salvare questo nostro Pianeta che sappiamo essere malato. Un modello completamente nuovo che abbandona l’idea dell’economia lineare basata sulla produzione massiccia e che genera molto scarto, ma che invece si propone di controllare la produzione dalla ricerca e selezione delle materie prime fino allo smaltimento e riutilizzo del prodotto».

Ha concluso Urbinati: «Dagli interventi della serata abbiamo potuto comprendere quanto la la presenza delle plastiche e microplastiche in mare rappresenti una delle emergenze di questi anni. L’iniziativa di stasera ha avuto però il pregio di indicare anche soluzioni possibili e facilmente percorribili per iniziare ad invertire questa tendenza. Solo così potremmo salvare il Pianeta e dare risposta a quel grido di allarme che oggi in tutte le Marche ed in tutto il mondo è stato lanciato dagli studenti che rivendicano il loro diritto ad un futuro pulito, sano e prospero».

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