“Incontri con l’autore”, la lezione di Diego Fusaro: «Lo Stato deve rieticizzare la società»

di ALCEO LUCIDI –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Anche quest’anno l’associazione “I luoghi della scrittura”, con il contributo ed il patrocinio della Regione Marche e dell’Amministrazione comunale di San Benedetto, propone le oramai classiche presentazioni estive di autori e libri. La rassegna, la più longeva manifestazione culturale sambenedettese, gode anche dell’appoggio della Fondazione “Bellonci”, alla testa del “Premio Strega”, della Bper Banca, della Teng, Caffè Soriano, Assconsulting e Servizi Italia (in qualità di sponsor). A salire sul palco della Palazzina Azzurra, ieri sera mercoledì 3 luglio, il prof. Diego Fusaro, filosofo tra i più noti e controversi dell’attuale panorama politico e culturale italiano. Allievo di Gianni Vattimo, classe 1983, docente presso l’Istituto di Alti Studi Strategici e Politici di Milano, studioso di Marx, Hegel, Fichte, Gentile e Marx (di cui ha curato un’edizione bilingue di diverse opere) è autore di vari testi sul rapporto tra Filosofia e Capitalismo (Minimia Mercatalia, Il Futuro è nostro, Pensare altrimenti, Idealismo e prassi. Fiche, Marx e Gentile).

Introdotto dalla prof.ssa Francesca Santori, che lo invita a riflettere su una citazione posta dal professore in ex ergo al suo Il nuovo ordine erotico (Rizzoli, 2018), Fusaro esordisce puntando sulla valenza politica dell’amore, dell’unione affettiva, in rapporto di tensione con il potere costituito. Nonostante Platone venga considerato spesso come il filosofo di un idealismo astratto, in realtà, proprio nel Simposio, – il libro da cui Fusaro trae la citazione – il pensatore greco pone le basi per una concezione della realtà in cui l’individuo è ancora parte di una comunità non alienata, in una dialettica autentica di relazioni sociali. L’amore, ma potremmo continuare con lo status genitoriale (in particolare la figura del buon pater familias), il binomio sesso-procreazione, la collocazione della famiglia come cellula primaria delle comunità (Aristotele), i valori etici piccolo-borghesi, sono stati ormai negati e travolti dalle forme subdole e tentatrici del nuovo post-capitalismo.

Cosa rappresenta per il filosofo Fusaro una simile dimensione priva di ogni orizzonte ontologico? È l’avanzata di quello che Pasolini declinava già, oltre 40 anni fa, come “il potere del denaro fine a fine a stesso, secondo i canoni di una capitalismo completamente deregolamentato, ultrapersonale e ultrapermissivo”. La distruzione dei valori e delle tradizione della civiltà contadina, la perdita d’orizzonte del bene comune, la fuoriuscita dalle logiche di scambio delle merci all’interno in precisa economia di mercato in cui “il diktat del capitale conosceva dei limiti”, ha portato ad “un nuovo ordine erotico” sempre più liberista e libertino.

«Il plus-valore economico (Marx) – secondo le puntali parole di Fusaro – si è sposato con un plusvalore erotico (Lacan)», in una prospettiva avviata su se stessa di consumo spasmodico, ripetuto ed abulico. L’espansione illimitata del capitale ha riprodotto una società senza legge e pudori, del godimento immediato, non a beneficio del benessere materiale generale ma di coloro che dispongono del capitale, aumentando tanto le differenze di classe (Fusaro parla di un nuovo classismo) quanto la distanza tra gli individui accomunati da legami erotici fragili, fuggevoli, occasionali, privi del fuoco divino dell’amore che «è irruzione dell’eterno nella temporalità, promessa di fedeltà all’eterno» (Platone). E se è così per dinamiche interpersonali, di una loro sana dialettica, cosa può esserne dei rapporti in società, della tenuta del patto sociale (Rousseau)?

Il “Turbocapitalismo”, alimentato dai poteri occulti e l’omologazione del pensiero ci vuole tutti sudditi del miraggio del denaro e di un’effimera capacità di possesso, con l’aggravio che la sottovalutazione dei guasti prodotti da un liberismo sfrenato (per Fusaro postsessantottino e post Guerra Fredda dove sono caduti gli argini del tradizionalismo borghese) non può fare altro che provocare derive a catena, altri pericolosi scivolamenti del libero arbitro come capacità di scelta. Il pericolo maggiore è di cadere nell’assuefazione o nella non percezione della gravità dei meccanismi di manipolazione posti in atto (Heiddeger diceva che «la vera emergenza è quando non si percepisce più l’emergenza»).

Per Fusaro una possibile via di fuga consisterebbe in una «rieticizzazione della società attraverso una rimemorazione e riabilitazione della famiglia, della scuola, della sanità, delle forze sindacali, in una parola dello Stato (Hegel)», in modo da smettere di sentirsi ospiti alienati di una globalizzazione finanziaria e commerciale indistinta (consumatori parossistici del cosmopolitismo liberista) e da assumere il ruolo di cittadini consapevoli.

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