di PGC –
SPOLETO – Bollani sott’olio. Sotto un olio speciale, si capisce: Olio Monini. Non solo, come si dice, “eccellenza del territorio” (umbro e nazionale) – dire Olio Monini è come dire Pasta Barilla – ma anche official sponsor del Festival, proprietario di Casa Menotti, la Fondazione Menotti riconosciuta come Istituzione Culturale fondamentale per Spoleto Festival… Monini è il Festival. Quest’anno il prestigioso Premio Monini “Una Finestra sui Due Mondi” è stato assegnato a Stefano Bollani che è venuto a ritirarlo di persona, affacciandosi a salutare il pubblico come è tradizione – ma oggi non è un po’ ridicolo? – dalla finestra di Casa Menotti che dà su piazza Duomo.
E con l’occasione ci ha “regalato” due concerti. Oddio “regalato”: 40 euro per un posto unico non numerato da conquistarsi sgomitando per stare poi rannicchiati sugli ultimi e penultimi gradini di cemento (!) del Teatro Romano all’aperto. E “posti riservati” ai primi gradini (forse lì siedi senza avere le ginocchia in bocca) occupati in clientelare anticipo sui fessi paganti dai soliti “invitati”: politici, giornalisti, amici, imbucati vari… Tanti.
Ma l’incolpevole Bollani lo apprezziamo da sempre, lui per il popolo suona anche gratis: come domani a Dosso Vallonica, sui monti di San Severino. Lo stesso On Tour con Hamilton De Holanda al bandolim. É l’esosa Spoleto, che per ogni mal organizzato evento del suo bel Festival si è messa la maschera.
Bollani lo stimiamo da sempre. Non solo per la bravura, il talento ecc., ma perché riesce a farci piacere “qualsiasi” musica e anche “non-musica”, perfino i rumori, semplici o complicati che siano. (Ce ne ha dato un piccolo esempio ieri stesso, tamburellando sui legni dello Steinwey, sulle sue corde a riposo, sul leggio…).
Non esiste cioè, come scrive in un libro, che un indiano fissato (per sua cultura) di musica indiana resti annoiato o insensibile all’ascolto della commovente per noi occidentali Yesterday, se la suona lui. O che, viceversa, un napoletano verace inorridisca di fronte alla “musica piena di rumori e cose buffe o strane” di un John Cage, se l’esecutore è lui, Bollani.
Ieri Bollani si è buttato sul Brasile. Che già (superficialmente) ci piaceva, ma con la complicità di Hamilton de Holanda è stata un’altra cosa. A parte che noi tapini ci aspettavamo che il bandolim fosse una specie di bandoneon, non quella miracolosa chitarretta. Poi, quel ricordo di Joao Gilberto…
É filato liscio come l’olio, il concerto. Tuttavia, poiché è pur sempre il Festival dei 2Mondi, avrei preferito non scadesse nel troppo popolare, avrei preferito ancora “vero” Brasile al posto delle stucchevoli Reginella…, O’ Sarracino… e le chiamate al pubblico a battere (malamente) il ritmo… Tutto troppo preparato, confezionato in ogni particolare, poco spontaneo, bis e standing ovation compresi. Sono mancate la gaiezza e le fulminanti improvvisazioni alla-Bollani, i rischi trascinanti del jazz, le piccole rivoluzioni, i sussulti alati, la “seduzione” della musica.
Un concerto troppo simile a un disco, un “Bollani sott’olio” perchè – come i cibi sott’olio – un po’ carente di vitamine, di sostanze nutritive fresche, di sorprese gustose, improbabili, fuori ricetta. Un prodotto (già cotto) eccellente, fatto di ingredienti sani e sicuri, da poter consumare (ascoltare) anche differito, quando ne hai voglia o fame, quando ti pare. Basta aprire il barattolo con la linguetta, ruotare il coperchio del vasetto di vetro. Voilà Bollani On Tour, sott’olio d’oliva Monini, Spoleto – Italy. Tranquilli, non scade. Tranquilli, non farà mai clic, non sarà mai sfiatato. Rimarrai corroborato. Non è una pubblicità.
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