di AMERICO MARCONI –
Il 20 luglio 1969 gli Stati Uniti, con la missione Apollo 11, riescono a far sbarcare i primi uomini sulla Luna. Io quel giorno, insieme ad altri ragazzi, stavo in montagna a Pretare con Don Romualdo. Per seguire l’evento andavamo a guardare la televisione al bar Vettore, molto vicino al giallo edificio della scuola che in estate si trasformava in colonia. Aleggiava una diffusa euforia, ma ricordo tre anziani che impassibili continuavano a giocare a carte; per loro era semplicemente impossibile raggiungere la Luna.
Purtroppo in colonia si va a letto presto e non potemmo aspettare le 4,57 del mattino. Quando Neil Armstrong scese la scaletta del modulo lunare Aquila / Eagle (Lem). E poi mosse il primo cauto passo, pronunciando la storica frase: «Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità / That’s one small step for [a] man, one giant leap for mankind». C’erano altri due astronauti. Edwin Aldrin, detto Buzz, che scese un quarto d’ora dopo Armstrong. E Michael Collins in orbita sul Columbia in attesa del rendez-vous e ripartire insieme verso la Terra. Fino all’ammaraggio della navicella spaziale nell’oceano Pacifico. Tutto andò come da programma, ma la probabilità di riuscita era solo del 50%. Seguirono altre sei missioni fino all’Apollo 17 nel 1972. Si portarono sulla Luna mezzi meccanici e si riportarono quintali di rocce. Si sfiorò pure la tragedia con l’Apollo 13 quando ci fu un’esplosione per un probabile urto con un meteorite e il cosmonauta Jack Swigert disse l’altrettanto famosa frase : «Ok Houston, qui abbiamo avuto un problema / Ok Houston, we’ve had a problem here». Anche loro, grazie a sangue freddo e abilità, rientrarono sani e salvi.
Da parte mia e dei miei amici, forse per l’età che avevamo, mai pensammo che tutto potesse essere una messa in scena. Anzi segretamente cullavamo il desiderio di poter un giorno partecipare a qualche missione. In realtà tanti furono i programmi spaziali delle varie nazioni fino all’attuale Stazione Spaziale Internazionale, ma più nessun uomo raggiunse la Luna. Forse anche per questo si diffusero le teorie del complotto secondo le quali la Nasa avrebbe escogitato un finto allunaggio. La vera risposta è che in quel clima tesissimo di Guerra Fredda agli scienziati dell’Unione Sovietica non sarebbe sfuggito nessun inganno. Anzi, seguirono in tempo reale lo sbarco, grazie alla sonda orbitante russa Lunik 15. Perciò sulla Luna ci siamo stati e ci torneremo, forse entro il 2025. Per poi fare il grande balzo fino a Marte.
Facendo due calcoli per me e i miei amici la possibilità di compiere la grande avventura va scomparendo. Ma come ci hanno insegnato gli esploratori di tutti i tempi, tra cui Neil Armstrong, ogni uomo che compie un’impresa non la compie solo per se stesso ma per l’intera umanità.
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