di REDAZIONE –
RIPATRANSONE – Sabato 3 agosto alle ore 19 il Teatro Mercantini – situato nel pieno centro storico di uno dei luoghi più magici delle Marche, realizzato nel 1824 e chiuso dopo le scosse di terremoto del 2016 – riapre finalmente il suo sipario e lo fa dedicando il suo primo appuntamento con il pubblico all’arte contemporanea. Precisamente con la mostra “9 poeti per 9 camicie” di Andrea Capecci. «Merito della volontà di apertura alla cultura e alla celebrazione dell’arte in tutte le sue forme della giunta comunale nella persona del sindaco Alessandro Lucciarini» afferma la curatrice della mostra Serena Scolaro «La ricerca e la sperimentazione di Andrea Capecci nascono dal ritrovamento di alcuni rotoli di lino grezzo appartenenti alla vita quotidiana del passato della sua famiglia. L’artista decide così di recuperare queste stoffe, tingerle e realizzare nove camicie ottenendo qualcosa che, in questo modo, diventa ponte tra quelle che sono le sue origini e ciò che oggi ha a che fare con il suo lavoro e il suo legame con il “giornoxgiorno”».
Nonostante il risultato finale sia una sorpresa persino per lo stesso artista, la realizzazione dell’opera in sé è lunga ed elaborata e si districa tra passaggi in lavanderie industriali e carta modelli sotto la supervisione di sarti, per poi finire a terra ed essere impressa dalle tracce di colore di Capecci. Il concept di questa performance, che poi si trasformerà in naturale esposizione, consta nell’associazione di 9 poeti, con la loro produzione letteraria incentrata ognuna su una delle 9 camicie protagoniste di questa mostra, all’opera dell’artista.
Il teatro di Ripatransone “Luigi Mercantini” splendido scenario riapre, dopo anni di ristrutturazioni, il suo sipario e vedrà sul palco, ma anche tra il pubblico, le “figure vestite” di Andrea Capecci. Un vero e proprio spettacolo con la lettura delle 9 poesie dedicate alle 9 camicie indossate dalle strutture studiate e realizzate ad hoc sempre da Andrea, questa volta in veste di art designer, e che diventano espressione dell’individualismo umano deviato dallo scontro/incontro tra rapporti interpersonali ed istinto, ricostruendo ciò che rappresenta lo standard della vita comune nel suo essere unica ed inimitabile seppur soggetta a quella che è una destrutturazione collettiva,ormai quasi inevitabile.
«Una sorta di frustrazione fraintesa e interpretata come spavalderia e delirio di onnipotenza che spesso vengono attribuiti a coloro che cercano, e poco spesso trovano, nell’Arte, una risposta. – spiega Scolaro – Queste camicie non hanno identità eppure rispecchiano la volontà dell’uomo di “esser visto per quello che si è” … un involucro teso all’infinito e cioè vuoto, perché solo ciò che è vuoto può essere riempito dal nuovo, dal non terreno, dall’inaspettato. Così come le strutture in ferro che indossano questo indumento, non hanno nome, né orientamento sessuale, religioso o politico, possono e forse devono allora avere valenza sociale. Lo sconosciuto ed anche l’innominabile, ciò che desideriamo e al contempo quel che temiamo. Cosa si cela dietro una camicia? L’appartenenza. La traccia del mio passaggio, l’odore lasciato dal mio sudore mentre… vivo, il colore dei miei pensieri impresso sulla stoffa, indelebile come le rughe che segnano i miei occhi mentre riconosco l’esistenza per quella che è… una raccolta disordinata di momenti straordinari».
L’esposizione, visitabile fino al 17 agosto, è promossa dall’Associazione Culturale “Arte per le Marche” attiva nella valorizzazione e condivisione della cultura in Italia ma non solo e, patrocinata dal Comune di Ripatransone Un doveroso ringraziamento ai magnifici poeti: Anonimo, Luca Brandetti, Antonio Lera, Enrica Loggi, Mari Rita Massetti, Matilde Menicozzi, Gianni Neroni, Antonella Ventura. Quest’ultima oltre ad essere presidente di “Arte per le Marche” è anche voce della performance realizzata con la partecipazione della ballerina Veronica Vagnoni, protagonista di una video installazione.
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