Lo scrittore noir Gino Marchitelli e le indagini del commissario Lorenzi

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

A Milano, ha il suo bel daffare il commissario Matteo Lorenzi. Per la verità, a lui piace dire che è di Lambrate. Non a caso, questo denso quartiere di Milano è stato comune autonomo fino al 1923, ha una sua lunga storia che trova radici in epoca romanica. Insomma, i lambratesi ci tengono, eccome, a chiamarsi tali. Ebbene, il commissario Lorenzi di Lambrate, con l’aiuto dell’amica giornalista Cristina Petruzzi di Radio Popolare, si ritrova a dover risolvere casi insolitamente complessi che lo portano ad uscire dal suo quartiere e ritrovarsi in molte località italiane in situazioni ad alto tasso di suspence.

Dove avviene tutto questo? Beh, nei libri di Gino Marchitelli, milanese doc, giallista per vocazione con una propensione spiccata per i thriller-noir. Ma non solo, oltre alle indagini del commissario, Marchitelli si è occupato della storia dei Partigiani realizzando la video intervista “I ribelli della montagna”. Si è interessato al periodo delle grandi stragi, come quella di piazza Fontana e quella della stazione di Bologna, con il libro testimonianza “Una storia per tutti – le stragi in Italia”. Ed altre opere, contestualizzando le storie e gli argomenti su sfondo sociale, mettendo a nudo le sue contraddizioni, le sue irregolarità. Ma soffermiamoci sull’indaffarato commissario.

Il suo primo caso il Lorenzi lo risolve nel 2012 quando esce il libro “Morte nel trullo”, affrontando brutte storie di pedofilia ed omicidi a ripetizione tra Milano, il Salento e Napoli.
Nel 2013 esce “Qvimera”. Lorenzi è alla sua seconda grande indagine. Gino Marchitelli fa un bell’affresco del mondo cantieristico edile. Dipinge un intreccio torbido tra i poteri, dal politico all’economico dove emerge la malavita organizzata con i suoi abusi, il caporalato e tutto il corollario di incidenti, sfruttamento, illegalità. In questo contesto, un assassino apparentemente inafferrabile lascia una lunga scia di morti alle periferie di Milano. Ancora una volta, Cristina è al fianco di Lorenzi. Ma è amore?

Nello stesso anno esce anche “Il pittore” ed è la terza indagine dell’ormai familiare commissario di Lambrate. Un pittore danese si trasferisce a Carovigno, in Puglia. Si innamora di questa terra straordinaria e ricca di fascino naturalistico. Dipinge di tutto, anche quello che non dovrebbe. Inizia così la sua disavventura. Matteo Lorenzi e l’inseparabile amica della Radio Popolare sono in vacanza nell’alto salentino. E voilà, collaboreranno con le forze di polizia locale.

Ormai Marchitelli va come un treno, tra un premio e l’altro scrive nel 2014 “Milano non ha memoria” ed è la quarta indagine del commissario tra le morti misteriose di alcuni extra comunitari. Nel 2015 viene pubblicato “Sangue nel Redefossi”. Ancora una volta, il racconto ha lo scopo, oltre ad avvincere il lettore, a mettere a nudo aspetti sociali, malcostume, illegalità ed intrecci a più livelli, anche istituzionali. In questo caso, tutto inizia dallo smaltimento di tralicci dell’alta tensione. E poi continua la storia sentimentale tra Matteo e Cristina, ormai inseparabili.

Ed eccoci all’oggi, al “Il Covo di Lambrate”, l’ultimo libro di Gino Marchitelli. Lunga storia che inizia addirittura con le forze alleate nella Seconda Guerra Mondiale. Come è giusto, nella migliore tradizione giallista, non diciamo altro fino alla presentazione che avverrà al Centro Polifunzionale Pacetti di Monteprandone (Centobuchi), domenica 8 settembre, alle ore 17,30. L’evento è a cura di Alchimie d’Arte e sarà presente l’autore.

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