di GIAMPIETRO DE ANGELIS –
Ci sono attimi, nel leggere “Gli ultimi Guerrieri”, libro di viaggio e testimonianza di Raffaella Milandri, dedicato al popolo dei Nativi Americani, che il lettore, pur preso e appassionato dalla lettura, si ferma e socchiude gli occhi. Si lascia andare all’immaginazione. Una di queste immersioni è quando le parole scritte sembrano uscire dalle righe, abbandonano l’eleganza rigorosa del testo, si lasciano avvicinare dai suoni, abbagliare dai colori, affascinare dai movimenti ritmici, a tratti frenetici, coinvolgenti e trascinanti. Commoventi. È la pow wow, la grande festa, il raduno degli indiani d’America, con canti e danze, con i loro abiti tipici, degni della migliore cinematografia western. Ma non è un film, non è una rievocazione a scopi turistici: è la tradizione che viene mantenuta, è il celebrare la propria fiera cultura, il ritrovarsi. È vivere.
Il lettore comprende la ragione dei tanti viaggi, talvolta faticosi, per via di spostamenti non sempre facili per raggiungere le riserve, che la Milandri ha effettuato per partecipare ai raduni, per stare tra persone che sente essere la propria gente, fino a diventare membro onorario della tribù. Per definizione, popolo indigeno, o nativo, significa popolo originario, che vive in quel dato territorio da tempi remoti, prima di ogni altro. I nativi rappresentano le radici dell’umanità, sono idealmente i padri e le madri di tutti noi. E quando parliamo degli indiani americani, quella definizione è ben percepibile, la “senti”. Senti il significato della Natura, il loro sacro rispetto, l’amore per la vita.
Tornando al libro, scopri che le Riserve, pur nate per evitare che i nativi si mescolassero con i nuovi americani, gli “uomini bianchi”, hanno ottenuto il risultato di tenere vive le tradizioni che altrimenti, probabilmente, rischiavano di perdersi. “Gli ultimi Guerrieri. Viaggio nelle Riserve Indiane”, è soprattutto dedicato alle popolazioni dei Crow e dei Sioux-Lakota. Popoli che sono stati rivali e nemici ma che si ritrovano a condividere fraternamente le stesse lotte, in particolare quella per le Black Hills, le loro montagne sacre, fortemente rappresentative e scenografiche con le foreste e le cime più alte delle Montagne Rocciose. Anticamente territorio delle tribù indiane, vennero sottratte per la loro ricchezza mineraria.
Chi non ricorda film western con i classici ricercatori d’oro? Oggi, quelle terre, oltre alle miniere dell’oro, interessano per l’estrazione dell’uranio e per l’installazione di oleodotti, snaturando la sacralità antica e stravolgendo il volto iconografico. Significa estirpare le radici culturali dei nativi. Il libro ha il valore dell’inchiesta sulle tematiche e sulle lotte, è il racconto della vita reale nelle riserve odierne. Ci mostra quali sono le usanze e le cerimonie dei Lakota e dei Crow, confronta le differenze culturali, ci fa vedere la quotidianità. Il linguaggio narrativo è piacevole e fluido, dialogante e incisivo. Si percepisce il grande amore che l’autrice ha per i “Pellerossa”. Tra le righe, si notano la passione e il rispetto, con una tonalità malinconica per quello che hanno subito e che subiscono, ma risalta la forza di chi crede fermamente alla necessità di non abbandonarli al loro destino.
Raffaella Milandri è scrittrice e giornalista, appassionata fotografa e viaggiatrice in solitaria presso i popoli indigeni nei vari continenti del pianeta. È membro della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e della tribù dei Crow nel Montana. In quest’ultima, ha avuto l’onore di essere adottata da una famiglia con il nome assegnato di Baa Kuxsheesh che tradotto in italiano è “Aiuta gli Altri”. L’autrice, è attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni che, sostanzialmente, vengono lasciati ai margini delle strutture sociali, del “progresso”. Per fortuna l’antropologia è in qualche modo salva. Culturalmente parlando, questi popoli sono esempi preziosi di convivenza pacifica. Sono testimonianza di ecosostenibilità.
Il libro, edito da Mauna Kea, verrà presentato il 4 ottobre alle ore 18 presso la Sala Consiliare del Municipio a San Benedetto del Tronto, e il 12 ottobre alle ore 18 nella Sala dei Savi, Palazzo dei Capitani, ad Ascoli Piceno.
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