di AMERICO MARCONI –
Tra le credenze di mare delle nostre zone va raccontata quella della barca di Caronte. Nella notte tra l’1 e il 2 novembre era abitudine dei marinai di Grottammare e San Benedetto del Tronto non andare per mare. Perché in quei giorni girava Caronte (un valoroso marinaio greco che aveva sconfitto l’intera flotta turca) con la sua grande barca a vela piena di morti e raccoglieva altri cadaveri. Povera gente uccisa sul mare da battaglie e naufragi. Anche lu Scijò toccato a volte dalla mano di un tagliatore risultava pieno di corpi senza vita. La leggenda del marinaio Caronte è molto particolare perché coniuga un personaggio della mitologia con una battaglia storica.
Caronte era il famigerato traghettatore di anime del mondo classico. Vecchio e sudicio, su una navicella rattoppata, trasportava le anime dei morti attraverso i fiumi degli Inferi. Per essere imbarcata l’alma doveva pagare un obolo. Una moneta molto piccola che veniva posta nella bocca del defunto affinché potesse darla a Caronte. Come scrive Virgilio, Enea dovette pagare molto di più quando, accompagnato dalla Sibilla, discese negli Inferi. A lui costò un ramo tutto d’oro e Caronte per aver traghettato un essere vivente rimase per un anno in catene. Dante nell’Inferno ne fa una suggestiva descrizione: “Caron dimonio, che con occhi di bragia, / loro accennando (alle anime), tutte le raccoglie; / batte col remo qualunque s’adagia”.
La battaglia navale, nella quale il marinaio si distinse per il suo grande valore, fu quella di Lepanto che si tenne il 7 ottobre del 1571. Dove si scontrarono le galee della Lega Sacra di stati cristiani contro le mussulmane dell’Impero Ottomano. Una battaglia sanguinosissima vinta dalla flotta cristiana. I turchi persero 30 galee e 25.000 uomini, i cristiani 15 navi e 7.500 marinai. Una vittoria che arrestò in parte le incursioni turche sulle nostre coste, ma stabilì il primato sul mare.
Torniamo alla nostra storia. Il timoniere della galea che gira nella notte dei morti si chiama Caronte, come quello del mondo classico prima di Cristo. La battaglia e la nave invece sono di Lepanto. Ma che accadrà se qualcuno prendesse il largo nella notte fatidica? Incontrerà la grossa barca di Caronte senza luci, con i numerosi scheletri a bordo che muovono i lunghi remi e cantano piano: «Passa la barca di Caronte, passa la barca di Caronte…». E il malcapitato impazzirà dallo spavento. Se poi qualcun’altro getterà le reti per pescare? Tirerà a bordo solo ossa e teschi. Meglio rimanere a terra e meglio ancora dentro casa, come prudentemente hanno sempre fatto i nostri pescatori.
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