di GIUSEPPE FEDELI –
I passi silenziosi sul selciato illividito, il viale adombrato dai cipressi, a vegliare un nome, a ridestare un ricordo. Lo sguardo limpido sul mondo, l’ascesa (l’ascesi) della rupe, la cui vetta si ambisce conquistare millimetro dopo millimetro. La meditazione nella sconfinata solitudine del deserto.
Il mare, eterno, nel suo perenne, instancabile respiro. I passi scanditi da ombre furtive…la luna e le stelle che ci guardano, un po’ complici, un po’ distanti. Attimi irripetibili, tanto intensi e inafferrabili, che vien voglia di fuggire via con loro. La lentezza di un gesto, il respiro ritmato, profondo. La vita che si rigenera, e diventa un po’ leggerezza. Insostenibile? Forse.
“Sembra ci sia un sentiero che ci porta, mediante il ragionamento, direttamente a questa considerazione: fino a quando noi possediamo il corpo e la nostra anima resta invischiata in un male siffatto, noi non raggiungeremo mai in modo adeguato quello che ardentemente desideriamo, vale a dire la verità”. (Platone, “Fedone”).
Il silenzio e i suoi segreti. Fermarsi un attimo, nell’ora che i nostri cari ritornano alla memoria, a riscaldare un ricordo, che traspare nel velo di una soglia. Quella voce che chiama, lontana, inghiottita nel riverbero dei tramonti… La luce muore per poter rinascere. Ogni giorno. “C’è solamente /un filo di nuvola/chissà mai perché /Sacra melodia/Che mi mostra la via”, recita un haiku.
Ascolta, dentro il tuo tempo, di là del tempo. Una meditazione su un foglio gualcito: “Starsene seduti sui gradoni di tufo del tempio di Segesta. E lasciare che l’occhio vaghi, senza meta apparente, verso l’orizzonte, al di là delle colline di vigneti e di ulivi, dove s’intuisce il mare(…) in certi posti un po’ segreti, lungo i sentieri che attraversano le Cinque Terre, a mezza costa, alti sul mare(…), sugli scogli di Pianosa. E lì cercare di ricomporre equilibri che la nostra faticosa e ansiosa quotidianità ha messo a repentaglio…una percezione diversa del gioco dei pieni, un’altra scansione del tempo: fermarsi senza guardare l’ora davanti alla Ronda di notte di Rembrandt, regalarsi un pomeriggio a rileggere Salgari. Lo “sguardo dell’altro” è un esercizio straordinario per trovare inusuali significati delle…cose(…)”.
Lo spazio, finito, può diventare in-finito, sol che lo si desideri. Andando Oltre.
Oltre la siepe, oltre i viali, che nascondono l’Impronunciabile. La Verità.
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