di GIAMPIETRO DE ANGELIS –
Come in un copione ben recitato, che conosciamo a memoria e dove tutti siamo perfetti interpreti protagonisti, in location diversificate che sono le nostre sale da pranzo, dalla vigilia del 24 a tutto il 25 dicembre celebriamo, con la festa religiosa, anche il rito gastronomico per eccellenza, la massima espressione degli appetiti, le sapienze culinarie di chef improvvisati o esperti. Tavole allungate, famiglie allargate, amici ritrovati, regali scambiati e pance che hanno bisogno di abbigliamenti comodi. E sì, si mangia molto, con piacere, con gusto. E con pentimento il giorno dopo, quel 26 dove ci ripromettiamo di alleggerire con brodini, verdure e frutta. Qualcuno ci riesce anche. Ma cos’è il 26 dicembre? Chi era Santo Stefano, il santo scelto per il calendario, nel giorno che segue il Natale? È un giorno festivo per una dozzina di Paesi, ma non è sempre stato così. In Italia lo è dal 1947. Prima era lavorativo. Qualcuno, in politica, comprese la “necessità” di due giorni festivi consecutivi. Stefano nacque qualche anno a.C. e morì nel 36 d.C. (o, per essere più precisi, tra il 33 e il 36 d.C.). Sappiamo con certezza che è stato il primo martire del Cristianesimo. Nato ebreo, probabilmente di lingua greca, poi convertitosi al Cristianesimo ascoltando la predicazione di Pietro, l’apostolo fu a sua volta un grande predicatore, instancabile e convincente, tale da inimicarsi Caifa e le istituzioni del tempo. Venne condannato a morte per lapidazione, secondo le leggi vigenti. Assistette un giovanissimo Saulo (il futuro San Paolo di Tarso).
Curiosità
Sembra che un marinaio, che aveva assistito alla lapidazione, rientrando in Italia dalle parti di Ancona, abbia riferito l’accaduto, testimoniando le qualità del Santo. Ne parlerà anche Sant’Agostino, nel 425, riferendo sull’”antichissima memoria di Santo Stefano”, esistente nell’attuale capoluogo marchigiano. Sant’Agostino racconta: «Nel mio peregrinare raggiunsi Ancona, città dell’Italia, dove il Signore opera molti miracoli per l’intercessione del gloriosissimo martire Stefano». L’elenco dei miracoli operati dal Santo sono moltissimi, in ogni luogo del mondo cristiano e soprattutto dove sono poste le reliquie (in chiese di diverse città e nazioni). Ma su questo non ci pronunciamo. Purtroppo, in passato e soprattutto nel periodo delle crociate, quello delle reliquie fu uno strano fenomeno dove, insieme a tante situazioni reali e documentate, circolavano moltissimi falsi. Nel giorno del 26 dicembre, i sacerdoti che celebrano la messa, indossano la veste rossa.
Cosa si mangia il 26 dicembre
Come si accennava, è il giorno dei cibi “sgrassanti”, più leggeri. Molte minestre, minestroni, brodi vegetali. In centro Italia, e quindi in diverse aree marchigiane, si fanno i passatelli in brodo che hanno molte varianti. Facile reperire le ricette della tradizione, guardando sul web. Qui,ci piace riportare una frase di Pellegrino Artusi, autore romagnolo del celeberrimo libro enogastronomico che porta il suo nome: «Si chiamano passatelli perché prendono la forma loro speciale passando a forza dai buchi di un ferro fatto appositamente, poche essendo le famiglie in Romagna che non l’abbiano, per la ragione che questa minestra vi è tenuta in buon conto come, in generale, a cagione del clima, sono colà apprezzate tutte le minestre intrise colle uova delle quali si fa uso quasi quotidiano». Buon Santo Stefano!
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