di REDAZIONE –
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Più di 100 persone hanno assistito alle relazioni del giornalista di Avvenire Mimmo Muolo, di Alessandro Molini, Incaricato Regionale del Sovvenire e di Simone Incicco, incaricato diocesano del Sovvenire. L’incontro è stato moderato dal giornalista Nicola Rosetti e ha visto la gradita partecipazione della PicenOrchestra che ha intrattenuto i presenti con brani musicali magistralmente eseguiti. Nel suo intervento iniziale, il Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, Mons. Carlo Bresciani ha affermato: «La Chiesa è una comunità e come tutte le comunità umane necessita di risorse per poter portare avanti le sue attività. Il Sovvenire è esattamente quel contributo che liberamente ogni cittadino, se vuole, può dare attraverso la firma dell’otto per mille alla Chiesa o attraverso l’offerta liberale. Tutte le attività caritative, compresa questa nella quale siamo (Caritas Diocesana), sarebbero impossibili senza questo contributo».
Ha preso poi la parola Mimmo Muolo, autore del libro: “I soldi della Chiesa. Ricchezze favolose e povertà evangelica” che con chiarezza e precisione ha fatto luce su tanti luoghi comuni in merito alle presunte ricchezze della Chiesa: «La prima considerazione sul rapporto fra denaro e Chiesa che vorrei fare è alla luce del Mistero dell’Incarnazione. Se è vero che il Dio cristiano si è incarnato e ha assunto tutto ciò che è della natura umana, neppure il campo economico è escluso dalla Storia della Salvezza. Anche su ciò che riguarda il denaro e i beni materiali si può condurre una riflessione illuminata dalla sapienza del Vangelo. Possiamo in sintesi dire che il messaggio di Gesù nel Vangelo non è quello di rinnegare i beni, ma quello di non essere posseduti dai beni. Gesù guarda all’intenzione che noi mettiamo nell’uso del denaro e dei beni materiali».
«Venendo allo specifico del libro, ho inteso dare ai lettori non un resoconto dettagliato di come viene utilizzato il denaro nella Chiesa. – spiega Muolo – Sì, in parte c’è anche questo, ma soprattutto ho voluto fornire una chiave di lettura per districarsi nel groviglio di informazioni che vengono fornite su questo tema dai mass media e che spesso, vuoi per pressapochismo, vuoi per deliberata volontà, sono quantomeno approssimative, se non proprio false o montate. A tal riguardo una prima cosa da precisare è che spesso di parla dei soldi della Chiesa in maniera molto generica e superficiale. – continua – La parola “Chiesa” diventa un calderone nel quale tutto confluisce. Invece è bene comprendere la comunità ecclesiale in tutte le sue varie articolazioni: una cosa è parlare di Vaticano, altro sono le conferenze episcopali, altro le singole diocesi, altro le parrocchie, altro ancora sono gli ordini religiosi. Se tutte queste realtà da un punto di vista della comunione ecclesiale mantengono un forte vincolo, dal punto di vista economico e giuridico vanno nettamente distinte».
«Anche parlare di “Vaticano” a volte è fuorviante. Vaticano è un termine usato a volte in modo onnicomprensivo per riferirsi alla Santa Sede e alla Città del Vaticano, ma anche in questo caso è necessaria una distinzione. – afferma Muolo – Con il nome Santa sede secondo il diritto canonico si intende non solo il Papa, ma anche la segreteria di Stato e gli altri organismi della curia romana per mezzo dei quali il pontefice si occupa delle questioni della Chiesa universale. Pertanto la Santa sede è un soggetto di diritto internazionale in quanto tale entra in rapporto con gli Stati gli organismi internazionali esercitando al pari degli altri Stati il diritto di legazione attiva e passiva di intrattenere cioè relazioni diplomatiche e di concludere trattati. La Città del Vaticano invece è uno stato creato al fine di dare indipendenza al governo centrale della Chiesa cattolica, serve, in altre parole, a fornire la giusta indipendenza al Papa dai poteri civili, perché questi non lo ostacolino nel suo supremo esercizio di pastore di tutta la Chiesa Universale».
«Un’altra cosa sulla quale spesso si favoleggia sui mass media è l’Istituto Opere di Religione, comunemente chiamato col suo acronimo Ior. – conclude Muolo – Spesso nelle ricostruzioni giornalistiche è definito come “Banca del Vaticano”, ma esso in senso stretto non è un istituto di credito: esso non ha azionisti e non distribuisce utili. Nel suo funzionamento assomiglia più a un prestatore di servizi di pagamento o, per certi versi a un promotore finanziario delle risorse mobili e immobili che adesso vengono affidate».
Il giornalista di Avvenire si è poi soffermato sul sistema del Sovvenire e sull’importanza di tale strumento per il sostegno alle necessità della Chiesa Italiana. È seguito l’intervento di Alessandro Molini che ha illustrato come viene utilizzato l’8×1000 nella Regione Marche: «Parliamo ora della Regione Marche e delle scelte dell’8×1000 relative all’anno 2015 (redditi anno 2014 secondo gli ultimi dati disponibili forniti dal Ministero delle Finanze). Su 1.116.672 contribuenti hanno partecipato alla scelta 537.760 (pari al 48,16%), di cui l’80.90% a favore della Chiesa Cattolica. Il dato nazionale è 81,20% e dunque siamo leggermente inferiori alla media nazionale».
«I sacerdoti sostenuti nella nostra regione (in attività pastorale o anziani ed ammalati) – dichiara Molini sono 1.051, ovvero uno per 1.474 abitanti con un costo globale di 17.114.580,12 euro. In Italia i sacerdoti sono 32.362, ovvero uno per 1.906 abitanti. Il costo globale nazionale è di 529.904.984,79 euro. Tornando alla nostra Regione il costo totale di 17.114.580,12 euro è sostenuto per il 5,30% dal contributo parrocchiale, per il 16,80% da retribuzione dei Sacerdoti (insegnanti ecc.) o reddito di pensione, per il 11,1% dal reddito degli Istituti Diocesani Sostentamento Clero, per 1,40% dalle erogazioni liberali dei fedeli e per il 65,40% dai Fondi dell’Otto per mille. Gli Istituti diocesani delle Marche contribuiscono per 11,10%, il dato nazionale è 8,60%».
«Per quanto riguarda le offerte liberali nell’anno 2018 le sono state nella nostra Regione 3.337 per un importo di 215.550,27 euro: abbiamo 2.569 offerenti, uno ogni 603 abitanti. Il dato nazionale è di un’offerta ogni 823 abitanti. I nostri fedeli sono percentualmente più numerosi, anche se con un offerta di valore minore. – aggiunge Molini – Nell’anno 2018 alle Diocesi Italiane la Conferenza Episcopale ha distribuito 784.141.513,06 euro di cui 28.396.199,01 euro alla nostra regione nel seguente modo: per culto e pastorale 6.311.693,47 euro; per la carità 6.082.847,63 euro; per il sostentamento del sacerdoti 11.201.069,30 euro; per l’edilizia di culto (chiese) 1.959.575,00 euro e infine per i beni culturali 2.841.013,61 euro».
La serata si è conclusa con l’intervento e i ringraziamenti di Simone Incicco, direttore del giornale “L’Ancora”, Incaricato Diocesano del Sovvenire. A conclusione dell’incontro il Vescovo Bresciani ha affermato: «Ringrazio i relatori che ci hanno aiutato a capire come senza il Sovvenire e l’8xmille la nostra Chiesa Diocesana, a livello economico, riuscirebbe a coprire le spese solo per poche settimane».
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