di GIAMPIETRO DE ANGELIS –
Doveva essere un bel po’ buono il suo vino per essere argomento di scrittura per Gaio Plinio Secondo, da tutti conosciuto come Plinio il Vecchio, vissuto nel primo secolo d.C., grande studioso e divulgatore. La sua produzione letteraria è impressionante, occupandosi anche del vino in termini terapeutici, oltre che produttivi. Celebre il suo “Naturalis Historia”, dove fa cenno al pregiato vino Palmense, i cui vitigni evidentemente erano apprezzati. Stiamo parlando di un’area costiera nota al tempo dell’Impero Romano come Agro Palmense, nome derivante dall’antica città di Palma, dotata di porto marittimo, utilizzato dagli antichi romani. Ma un porto non era solo d’interesse per scambi commerciali. Era un facile approdo pure per pirati, affamati di refurtive via mare, e interessati anche agli insediamenti urbani. Ragione per cui, la Palma costiera aveva bisogno di una sua difesa per gli abitanti, considerando che era piuttosto antica, priva di fortificazioni.
Era sorta nel VI secolo a.C. ad opera dei Piceni, diventata poi romana, stando alle documentazioni, nel 286 a.C. Il castello e la fortificazione, con il nuovo insediamento, sono più recenti, vengono costruiti nel Medio Evo, XII-XIII secolo, su una collina a circa cento metri s.l.m. con un declivio paesaggisticamente assai scenografico che scende fino a poche centinaia di metri dal mare. Parliamo di Torre di Palme, meno di mille abitanti, borgo dal fascino straordinario, vicino Porto San Giorgio, nelle Marche. Oggi è frazione di Fermo ma è stato un fiero Comune autonomo fino al 1877. In origine il nome era Turris Palmae.
Le antiche mura ospitano la Chiesa di San Giovanni Battista, risalente all’anno Mille, il Convento in cotto rosso e la Chiesa di Sant’Agostino ini stile gotico dove c’è un bellissimo polittico di Vittore Crivelli. Inoltre, il Palazzo Priorale e la Chiesa di Santa Maria a Mare, costruita nel XII secolo, con un campanile che ha dei begli archetti intrecciati. Vicino alla chiesa c’è l’Oratorio di San Rocco del XII secolo. Nel suo portale del ‘500 è riportato lo stemma dell’antico Comune.
Torre di Palme, interamente pedonale (le auto possono essere lasciate nel vicino parcheggio gratuito), piace per lo stile degli edifici medievali e rinascimentali, molto ben conservati e curati nei dettagli, molti a pietra, o con mattoni a vista; per le piccole e strette vie con tanti gerani sulle facciate in cotto delle abitazioni, molte delle quali godono di una invidiabile vista mare ad est e verso le bellissime colline tutt’intorno dai rilievi morbidi. Camminando, si arriva al piazzale Belvedere. La vista è tale che da sola varrebbe una visita. Il mare è a perdita d’occhio, fino alla Riviera del Conero. Torre di Palme è unica. Piccola, ma densa di testimonianze antiche, abitata da persone squisite con un alto senso di ospitalità, da sempre abituate ai visitatori, molti di cui stranieri. Non poteva non essere uno dei Borghi più Belli d’Italia.
La visita non termina con la passeggiata urbana, tra “due chiacchiere” con i residenti e l’assaggio di prelibatezze nei tipici localini, né termina con la visita alle architetture medievali e risorgimentali. Vero che, una volta arrivati al Belvedere, non si vorrebbe fare altro, ma, dopo un giusto riposo, c’è da considerare una “chicca” naturalistica irrinunciabile. Parliamo del Bosco del Cugnòlo, un bell’esempio di Macchia Mediterranea. Per visitarlo, lo si attraversa percorrendo un sentiero ad anello di circa 2 km. Nel bosco c’è la Grotta degli Amanti, con una storia da raccontare che risale a fatti reali e che, con il tempo, ha aggiunto un po’ di mistero. Il soldato Antonio, impegnato nella guerra coloniale in Libia, durante una licenza militare, torna dalla sua amata Laurina. Grandi abbracci, baci e passeggiate. Ma la licenza termina e di ripartire Antonio non ha proprio voglia. I due giovani fidanzati pensano bene di fuggire insieme, nascondendosi nella grotta, all’interno del bosco, a due passi dalla marina. I pescatori, complici di quell’avventura romantica e clandestina, li aiutano procurando loro del cibo e quanto necessario. Qualche voce probabilmente arriva al comando militare. I giovani, un po’ smarriti e temendo d’esser scoperti, dapprima si nascondono in una piccola chiesa non lontana, poi, dubitando di non avere più scampo e non rinunciando a separarsi, si avvolgono in un grande scialle, per sentirsi una cosa sola e…Lasciamo il mistero e il senso della leggenda a questa storia d’amore triste quanto gloriosa, drammatica ma piena di tenerezza e speranza. Torre di Palme è anche questo.
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